domenica 27 luglio 2008

La Poesia della Leggenda - 1

Inauguriamo con questo post la serie di scrittura caotica “a tema”, cioè ispirata a libri, film, biografie ecc. Questa parodia estrema potrebbe (il condizionale è d’obbligo) risultare divertente non solo per l’autore ma anche per chi conosce l’originale. Forse.


Parte prima - Autunno


C'è solo una puntata timbrata e pazienza, ci accontentiamo:
però quando una figuretta esile ci mette nei guai con gli spettri
è l'ora di domandarsi se vale la pena di entrare nelle rovine!

Era iniziato tutto sopra a un albero dove degli amici
si erano rivisti dopo tanto tempo,
la comitiva non era però al completo,
e siamo poi sicuri che da qui a là lei abbia la risonanza in mano?
Probabilmente no, e la cameriera non vi dà peso,
anche se, dopo che una bionda ha cantato,
li fa saltare tutti nello scarico della spazzatura!

Spaventati da una luce azzurra, corrono nei boschi,
rubano una barca con lo stetoscopio:
bisogna però legare il ferramenta che ha paura dell'acqua
e quando gli arcieri si addormentano
ecco che vedono che mancano costellazioni
e affranti fanno cadere le stoviglie!

In mezzo a una puzza dannata di radici andate a male
l'uomo delle pianure litiga col cavaliere in armatura, ma poi diventano amici:
incipiente, un grosso fratello sbatte le teste di strani chierici con dita adunche,
e si trasformano in pietra!
Così poi un uomo onorevole vede un cervo e vuole seguirlo,
contro il parere di tutti i carpentieri,
in cima a una montagnola vedono un alamaro buio...
ed ecco che si trovano a dover convincere antichi guerrieri.

Cosa accade dopo non lo ha capito nessuno:
urla di qua e di là, barellieri fuggono nella notte,
il mago preso per mano sviene...
ma dopo questa scena scritta dal tossico in trip
ecco che si riprende in compagnia di sdegnosi centauri.
Per non essere usato come cibo per cani, il ladruncolo mostra molte mappe,
tutte sbagliate, ma è entusiasta come sempre,
anche nel sedersi su covili traballanti e mangiare alla luce di molte lune.
Vorrebbe poi restare sveglio ma è inutile,
e subito trovano il villaggio bruciato come dopo aver frugato in letti di paglia!

Ma non c'è tempo nemmeno di rimettere l'imbottitura nel pupazzo
e in mezzo alla palude due si buttano dal tronco per non essere catturati,
mentre si fanno piroette tra le frecce avvelenate!
La guaritrice tocca inutilmente lunghi capelli e un picchiatore,
disperato come un gemello orfano, spacca le sbarre
correndo di fronte al drago di giunchi...
ma a questo punto è un trucco e nel fumo riescono a fuggire
salvo il bambino dispettoso che rimane incastrato con la testa
e un tipo lugubre si mette a ridere, spaventando tutti.

La tastiera emette un ronzio
e dato che è tardi
decidono di tornare a vedere cosa è stato della città sopraelevata.
Qui trovano la locanda posata per terra e le patate sparpagliate
mostri picchiano un elfo e poi li arrestano,
anche se un verme immaginario fa la guardia alle armi.
Chiusi nel carro col fabbro mutilato,
partono con la faccia di chi, davanti alla cartuccia vuota,
ha giurato di non chiedere più farina ai vicini.

In realtà avevano già recuperato i dischi, lottando intorno a un pozzo
e facendosi male nel tempio;
non sarebbero mai riusciti ad andare su e giù coi sacchi di zucchero
nelle pentolone per fondere il lardo senza l'aiuto di una nana sporca,
amante dei topi morti,
che per effetto di un tubero stagionato si era innamorata di un giovane
dall'aspetto appariscente
e lo aveva condotto fin quasi dal drago.
Tutti ridevano di lei e della sua collezione di lucertole,
ma il fattucchiere invece l'aveva trattata con gentilezza,
donandole un'aura argentea,
e lei felice aveva rilegato dei canti scozzesi!

Ora nella gabbia nessuno vuole parlare di vetrine
e ci si ferma perchè un vecchio col cappello litiga con gli alberi,
si fa caricare e insegna come tirare sfere di fuoco contro i moscerini!

Vanno in casa di un popolo superbo che lì per lì non crede al medaglione
e guarda storto chi è vestito di rosso;
qui uno ricorda che si è fatto crescere la barba per non mostrare
che non conosce suo padre,
e una ragazza gli ha dato delle foglie ma lui non le vuole!
Una rissaiola da taverna fa a botte con uno scudo e poi lieta abbraccia l'omone,
interviene così la guaritrice, come una sorella, ad ammonirlo
perchè lei è alla ricerca di un primo impiego...

Una ragioniera una volta si è domandata perchè mai piaccia tanto
uno che non fa altro che tossire,
ma la ricetta della tisana gliel'ha data il capo dell'ordine
per scusarsi di averlo marchiato...

Per una strada segreta entrano dove c'è una catena,
contro il volere di un esperto aprono la stanza del tesoro
e uno spettro grida selvaggio;
così, mentre due salgono tra gli ingranaggi,
sollevano per sbaglio un animale grande e precipitano tra le piume di gallina,
gli altri si rifugiano dietro a una porta finta
e devono vestirsi da donna per salvare i giocattoli.

Dopo varie accuse reciproche di tradimento
e un incontro con chi ha un rubino nel piede
escono in cortile e al cattivo corridore cade la maschera mentre crolla il muro
e gli stranieri si sposano.


(MOLTO liberamente ispirato al vol. 1 delle “Cronache di Drangonlance”)

giovedì 17 luglio 2008

Come fare concerti schifosi – Lezione 8

I Collaboratori/ Parte II

I Cantanti Solisti

Si intende un gruppuscolo di pochissime persone, magari solo una per voce e a volte neanche quella.
E' necessario distinguere vari casi e sottocasi.

A) Cantanti solisti veri
Si tratta di persone che hanno studiato canto a livello anche professionale, magari possono vantare un discreto curriculum. Non hanno mai lavorato insieme prima d'ora, ma per i più disparati motivi si coagulano intorno a un progetto che sulla carta sembrerebbe promettente.
Ma...se avete letto fino a qui lo sapete chi sono in realtà, vero?
Esatto, un mix micidiale di Megalomani, Professionisti e Principesse! SCAPPATE!!!
Tanto non c'è alcuna possibilità, con questi, di far concerti, né schifosi né decenti, perché non vi faranno mai suonare: la Principessa strillerà perché i vostri raddoppi della sua voce se non la fanno sbagliare sicuramente la mettono in ombra, il Megalomane vi ruberà tutte le parti, cercando magari di cantare più voci insieme, il Professionista eliminerà direttamente la metà dei pezzi perché non ne ha voglia e -come abbiamo già visto- tirerà a imboscarsi e fare il meno possibile...L'unico spettacolo che tali mentecatti sono in grado di allestire è questo teatrino dell'assurdo a vostro beneficio! Vi faranno solo perdere tempo.

B) Cantanti semplicemente scompagnati
Questi derivano dalla disgregazione di un Coro (v. Lezione 7). Conoscere i motivi di tale disgregazione è di vitale importanza, poiché si potranno avere situazioni radicalmente diverse a seconda di cosa è accaduto. In particolare:

  • Prima eventualità: il Coro si è disfatto per una secessione interna.
    Domandiamoci: chi abbiamo di fronte? I "secessionisti" (cioè i ribelli) o i "secessionati" (vale a dire il vecchio Maestro e i suoi fedelissimi)? Se è la seconda, i "secessionisti" dove sono andati, invece? Si sono semplicemente dispersi, abbandonando l'attività musicale, hanno costituito un altro Coro scegliendo tra loro un nuovo Maestro oppure -orrore!- si sono uniti a un gruppo rivale? In questo ultimissimo caso, i "secessionati" saranno incacchiati neri, e profonderanno tutte le loro energie residue per vendicarsi, per mostrare a "quelli là" quanto hanno sbagliato, ché il bello viene adesso.
    Per questo tipo di gente, vale quanto detto sui Cori in generale nella Lezione 7.
    Se invece sono proprio i "secessionisti" a contattarci, non diamo per scontato che si tratti di piantagrane pericolosi, concediamo loro una possibilità prima di concludere che sono come (se non peggio) quelli del caso A).
    A ogni modo, mai farsi coinvolgere da queste faide. Ricordiamoci che tutto è accaduto prima che li incontrassimo, noi non c'entriamo nulla e ce ne frega ancora meno.

  • Seconda eventualità: il Coro è giunto al termine della sua naturale esistenza (tutti morti di vecchiaia senza trovare sostituti, il Maestro defunto all'improvviso senza nessuno in grado di prendere il suo posto...) oppure è stato distrutto da cause esterne (una frana ha spazzato via il paese, un invidioso Coro nemico ha attirato e ucciso quasi tutti in un'imboscata...ok, sto esagerando, ma potrebbe succedere, credetemi).
    Rimangono solo quattro patetici sfigati che hanno dedicato tutta la vita al Coro, non sono in grado di rifarsi un'esistenza da soli e non vogliono rassegnarsi all'idea che tutte le cose belle finiscono. Quindi eccoli a tentare il tutto per tutto per recuperare qualcosa: propongono iniziative, si presentano puntuali a tutte le prove, studiano la parte, fanno tutto ciò che non avrebbero mai pensato di fare quando il Coro era vivo e vegeto.
    Ma sanno bene, in fondo, di esser vissuti troppo a lungo, relitti senza senso di un'epoca tramontata.
    Per puro spirito umanitario, vi direi di sopportarli e assecondarli se potete, in attesa che diventi legale l'eutanasia.

Lavorare con dei cantanti solisti di qualsiasi tipo, in definitiva, è un'esperienza che comunque vada vi arricchirà: come detto all'inizio, è molto probabile che il numero dei cantanti non sia sufficiente a coprire tutte le parti, quindi imparerete a destreggiarvi in modo funambolico per realizzare con gli strumenti (i più inadatti possibili, mi raccomando) anche le voci mancanti, ottenendo effetti a dir poco bizzarri nei pezzi pensati per presentare un vero e proprio dialogo tra le voci (che ovviamente rimarrà nell'immaginazione del pubblico).



Il Gruppo di...

ballerini figuranti attori figurini ballanti spadaccini pescivendoli eccetera)
Diversamente dal Coro, questo tipo di gruppo non ha mai un vero e proprio leader, e lo stesso termine "gruppo" per definirlo è fuorviante.

La mente umana (e non) tende a categorizzare tutto, e a ricondurre ciò che incontra a schemi già familiari, per programmare il proprio comportamento. Per questo motivo nel rapportarsi con gli altri ci si aspetta sempre e comunque di trovare UN interlocutore, al limite collettivo, magari cretino, ma rappresentante ed espressione di UNA volontà. In parole spicciole, gente con le idee chiare.

Quello che non ci si aspetta e non si vorrebbe mai vedere è lo spettacolo francamente orribile di un marasma di gente totalmente disorganizzata, un ammasso informe di persone che, pur essendosi volontariamente unite per realizzare un progetto, sembrano non potersi soffrire, ognuna impegnata a gridare più forte di tutti gli altri, a mettersi i bastoni tra le ruote o almeno a sabotare passivamente le decisioni dei compagni, disgregate in decine di fazioni di massimo 2-3 individui ciascuna.

Insomma, ciò che succede nel nostro piccolo gruppo di musicisti falliti, ma portato su vasta scala.
E' un modellino animato del caos primordiale.

E il nostro piccolo gruppo, per i limiti mentali che dicevo prima, continuerà a sbagliare tentando di rapportarsi con uno di questi cialtroni come se quello fosse il rappresentante di qualcosa e avesse voce in capitolo su qualche argomento, cercherà di comunicare col nulla per trovare un accordo impossibile, ostinatamente credendo di poter pattinare sulle sabbie mobili (che bella metafora, eh? Si vede che studio da scrittrice?).
Invece ci troveremo a trattare di volta in volta con la Fazione che Vorrebbe Coinvolgerci Sempre, la Fazione che Non Sa Chi Siamo, la Fazione che Ci Odia Perché Non Ci Hanno Chiamati Loro, la Fazione Entusiasta che Però Non Capisce Cosa Facciamo, ma anche il Comitato del Martedì Mattina, la Rappresentanza delle Tre e Mezza, il Consiglio della Settimana Prima di Ferragosto, tutti con istruzioni diverse, probabilmente durante lo stesso spettacolo.

Anche qui, per fare schifo non dobbiamo sforzarci minimamente.

°°°°°°°

E con questo temo che abbiamo finito con le lezioni sistematiche.
Lo so, lo so, è stato un buon corso, mancherà a tutti, che malinconia, organizziamo una pizzata finale?

mercoledì 9 luglio 2008

15000 pipette scomparse


Ordinate mesi fa, al nostro sollecito la ditta cade dalle nuvole: 15000 pipette pasteur risultano consegnate.
Dove? A chi?
Non si sa.
Interi bancali di merce sparita. Un insospettabile (e incomprensibile) traffico illecito di pezzi di vetro privi della benché minima tecnologia e/o valore aggiunto?
Ne abbiamo ordinate altre, ma nel frattempo siamo veramente agli sgoccioli. Tra un po' dovremo usare le cannucce delle granite.
Perciò se vi capita di vederle passare nel carrettino di un ambulante, di trovarle in un cassonetto o in un carrello abbandonato del supermercato, se le hanno portate per sbaglio a casa vostra per favore fatemelo sapere!

martedì 1 luglio 2008

Come fare concerti schifosi – Lezione 7

Come promesso, ora ci occuperemo delle possibili figure con cui i membri dell'orchestrina appena formata potrebbero trovarsi a interagire, facendo stavolta loro -incredibile ma vero- la parte di quelli normali.

I Collaboratori/ Parte I

Il Maestro del Coro

Intanto sono tutti maschi, e scoprirne il motivo potrebbe meritare uno studio sociologico. Un fattore decisivo potrebbe essere la dipendenza di molti Cori da parrocchie e preti, che ovviamente non affiderebbero mai a una donna nulla che non abbia a che fare con bambini piccoli. Un altro motivo è che il ruolo di Maestro del Coro richiede una persona dotata di grande carisma, energia e autorevolezza, qualità che -mi duole dirlo- non sono facilissime da trovare nel gentil sesso.

Ammettiamolo: anche se cerchiamo di nasconderlo, una qualche esperienza con una corale amatoriale è nel trascorso di vita di molti di noi, anche non musicisti. Soprattutto non musicisti, oserei dire.
Quindi non dirò nulla di nuovo nel sottolineare come il Maestro trascorra gran parte del tempo a sbraitare e bestemmiare, agitando la frusta e minacciando orrende punizioni corporali.

Ma è necessario. Credetemi, indipendentemente da età, ceto sociale, cultura musicale ed esperienza nel campo, i coristi si comportano sempre e comunque come una scolaresca in gita. Basta perderli di vista un secondo, allentare le redini e li si ritrova a schiamazzare nel confessionale, organizzare gare di rimpiattino nella navata centrale, appiccicarsi le gomme nei capelli e tirar giù gli addobbi dell'altare.
L'unico modo per ottenere qualcosa da loro ed evitare guai è farli vivere nel terrore: urlare senza preavviso, brutalizzarne uno a caso ogni tanto, piombargli anche in casa. Quei disgraziati devono sentirsi sempre sulle spine.
Tenere a bada un Coro non è uno scherzo, non è lavoro per animi gentili. E più il Coro è piccolo, peggio è: un apparente paradosso che in realtà si spiega perfettamente con la regola degli amiconi (*).

Può capitare che un Maestro (anche un ottimo Maestro di un buon Coro!) decida di volere degli strumentisti: qui entriamo in gioco noi, e non dobbiamo fare niente di particolare, il Maestro si è già inguaiato da solo chiamando persone che suonano strumenti che lui non conosce. Abituato a non porsi problemi di orchestrazione dei pezzi, sarà convinto che chiunque possa suonare qualunque cosa in qualunque tonalità, quindi ci proporrà partiture in fa diesis maggiore con la massima disinvoltura (sono trasportate per aiutare le voci, no?), oppure pretenderà che si raddoppi qualche linea vocale, incurante della reale estensione degli strumenti (che raramente ricalca quella di una voce umana).

Basta già questo per andare incontro al disastro. Ma se il Coro è bravo? direte voi. Be', il Maestro comunque crollerà presto. Il rapporto con musicisti suoi colleghi e quindi da trattare da pari è qualcosa di inesplorato, che il poveretto non sa gestire. Il solo dover continuamente aggiustare il tono di voce durante le prove d'insieme, per passare dall'urlaccio belluino alla conversazione civile a seconda che stia governando il Coro o dando istruzioni agli strumentisti, è per lui fonte di enorme stress e problemi gastrointestinali. Lo perdoneremo se ogni tanto gli scapperà un moccolo anche rivolto a noi, nell'emozione del momento.
Il grave è che questa continua ricerca di compromesso minerà la sua autostima, mettendo gravemente a repentaglio anche la performance vocale.

Un'avvertenza. Dal punto di vista umano, sconsiglio di interagire in qualunque modo coi coristi. E' meglio trattarli come parte dell'arredamento. Non vi fermate a far conversazione con le canne dell'organo, giusto? Sono forme di vita inferiori, mantenete le distanze.
Ma attenti a non prenderli neanche sottogamba: si tratta di gentaglia potenzialmente pericolosa (soprattutto quelli che cantano din don alleluia)!
E' probabile che veniate sistemati seduti davanti ai coristi, che incomberanno alle vostre spalle. Occhio, soprattutto se siete calvi. Per il ragazzino ultimo arrivato e non ancora del tutto addomesticato la tentazione di attaccarvi un adesivo in testa potrebbe essere irresistibile.

Il Professionista

Almeno sulla carta, è un musicista vero, che non fa altro nella vita ed è ben noto nell'ambiente.
Fissare delle prove con lui è un'impresa estenuante, per via dei suoi numerosi e molto più importanti impegni, e alla fine ci si riduce a vederci all'ora di pranzo nel suo salotto, con la tv accesa e i marmocchi che strillano e corrono in mezzo inseguendo il cane.

La reverenza che i nostri musicisti dilettanti provano dinnanzi al grande nome impedisce loro di notare subito che il Professionista non ha minimamente studiato gli spartiti inviatigli, che lo strumento è scordato e che nella lettura a prima vista alla fine non è che poi lui sia così bravo.
La verità è che il Professionista vola ormai troppo alto sulle nostre teste, così in alto che la sua musica non arriva più alle nostre comuni orecchie.

Sarà anche per questo che alla fine egli taglierà gran parte del programma non trovandolo di suo gradimento, o perlomeno ridurrà all'osso la sua fattiva partecipazione all'insieme, strimpellando appena in un paio di pezzi tanto per fare colore.

Quello che non subirà tagli, invece, sarà la fattura che ci manderà alla fine.

(continua)

o - o - o - o - o

(*) Regola degli amiconi: la facilità e la rapidità con cui ci si mette d'accordo per qualcosa è direttamente proporzionale al numero di individui che compongono la comitiva (**).

Questo perché meno gente c'è e più si ha l'illusione di potersi permettere grande confidenza, essere tutti amiconi, appunto, e non si prova imbarazzo alcuno nel manifestare apertamente il proprio egoismo pronunciando frasi ("La prova martedì sera? Ma scherziamo, c'è la partita!" "Alle 4 no, il pomeriggio voglio andare a dormire...") che non si oserebbe neanche pensare davanti a un gruppo più numeroso e magari già compatto nell'aver preso una decisione.

(**) In realtà esiste un numero critico oltre il quale ciascuno torna di nuovo a comportarsi come fosse solo, fregandosene di tutto.