giovedì 2 dicembre 2010

Neanche sei mesi...

E il nuovo giocattolo vivente di Brigida si è rotto.

Voglio ricordarlo così, in uno dei pochi momenti in cui è stato in salute e sereno.


Ciao, Beniamino. Ora ti trovi accanto a Metil; sembra scorbutica, ma vedrai che farete amicizia...

sabato 18 settembre 2010

Si va avanti...

Brigida ci sta un po' trascurando, ormai...parla e gioca poco con noi, da quando le abbiamo portato a casa un nuovo giocattolo animato:

Inspiegabilmente, la baraonda tra le mura domestiche è raddoppiata, mentre mia madre è rimasta sola ad affrontarla...

(Tutto questo è iniziato due mesi fa, ma abbiate pazienza, questi sono i miei tempi per mettermi in moto)

Io ho concentrato i miei sforzi scrittorii sulle cose serie mettendo da parte blogghini e blogghetti, e devo dire che sto cominciando a ottenere risultati...quantomeno ho delle vere pagine scritte, anziché delle idee che continuavano a girare in testa senza costrutto.

Cosa ne sarà, vedremo.

lunedì 12 luglio 2010

Buttandomi

Non a mare.

Ho deciso (avrei deciso, già da un po’, se iniziassi…) di scrivere delle cose un po’ di getto e poi casomai revisionarle più a lungo, il contrario di come ho lavorato finora.

Perché come ho lavorato finora non va. Aldilà dei risultati, cercare di scrivere cose quasi perfette da subito mi blocca per settimane e mesi. Forse è vero che bisogna scrivere e basta, tanto per non perdere il filo, per mettere giù le idee fondamentali e dopo si vedrà. Come un bozzetto, le linee guida di un disegno…con la notevole differenza che nella scrittura non c’è niente che non si possa modificare a posteriori, non esistono errori tali da dover rifare tutto.

Così sto lavorando a un racconto, e…

Un attimo. Ho il blog serio, quello col mio nome. D’ora in poi farò così: qui mi esprimerò liberamente, spoilerando e tutto il resto, mentre laggiù manterrò un maggiore riserbo.

Dicevo, mi ero immaginata questa scena: una prigioniera di guerra, l’ufficiale nemico venuto a giustiziarla, lei che la tira per le lunghe perché vuole risposte, lui forse anche esita, c’è un singolare legame tra i due…
Chi ha detto “fantasia erotica”?! Emiliooo!!!
Facciamo le persone serie.
Occorre porsi delle domande per trasformare questo in una storia, o meglio per tirare fuori la storia da questo piccolo germe di idea.
Come si è arrivati a quel momento? Che genere di guerra è in corso? Chi sono questi due? Cosa è successo prima e, soprattutto, cosa succede dopo? Perché questo, lo so, non è affatto l’epilogo. Lui la uccide, ma…lei ritorna. Come? Perché? E se i due si rincontrassero cosa avrebbero da dirsi? E se dal loro incontro dipendesse la sorte di un mondo intero?

Ecco, penso di aver delineato la storia, lasciando anche spazio per un piccolo colpo di scena verso la fine.

Nota: ho trascurato il blog, per vari importanti motivi (organizzare la mia nuova vita nella nuova casa, baloccarmi col Cybook, scrivere seriamente, giocare a Spore, baloccarmi col mio costoso nuovo pc, imparare i lavori di casa...) ma ora non perderò più tempo!

Nota2: ieri il mio costoso nuovo pc ha deciso di festeggiare alla grande il suo primo mese con me col suo primo schermo blu...PCcino...sniff, che commozione...

martedì 6 aprile 2010

Mezzo trasloco

Sono di nuovo online, grazie a quest’altro –finora ottimo- provider, che ha provveduto a connettere tutto a tempo di record, senza intoppi di alcun tipo. Sarà che ho potuto tenere il vecchio modem, già configurato e pronto, quindi anche volendo non potevano mandarmi il cd sbagliato facendomi impazzire per un mese o cambiarmi a tradimento gli indirizzi DNS senza avvertire, tanto per fare esempi a caso che nulla hanno a che vedere con Tiscali.

Anche se ora passo nella nuova casetta gran parte del tempo, il trasloco non è in verità ancora completo. Quanto può durare il trasferimento di tutta la roba quando i trasportatori sono due donne che portano una borsa per volta? Preferisco non pensarci.

Ma intanto io, invece di arredare la sala (niente di grandioso, chiamo così la stanza che non è la camera da letto), invece di comperarmi…che so, delle sedie, un divano, degli scaffali o altra roba noiosa, ho preferito investire una cifra in questo:



Come ha commentato Sandro, alla fine le sedie non danno tanta soddisfazione…

sabato 20 marzo 2010

Scollegata

Ho dato la disdetta al mio orrido provider, e temo che questo sia il mio ultimo giorno di connessione.

Ormai perdo solo tempo su Internet, e neanche in maniera costruttiva: Gamberetta ha abbandonato, quelli dei Massacri sono tutti presi a chiacchierare sul loro nuovo forum e non recensiscono più niente, non posto neanche qui nonostante abbia cose da scrivere...

Basta, chiudo tutto.

No, in realtà è solo che trasloco ^__^

domenica 7 marzo 2010

Profezia

Oggi vorrei parlare di un oggetto tanto umile e dimenticato quanto importante nel mio lavoro.

Siamo tutti pronti a restare a bocca aperta davanti agli strumenti più sofisticati, accrocchi mirabolanti pieni di tubi e scintillanti di lucine intermittenti. Apparecchi utilissimi, meravigliosi, che senza dubbio rappresentano le colonne portanti del laboratorio, senza di essi –e di chi sa usarli- nulla sarebbe possibile.
Ma…prima di arrivare a questo?

La gente dovrebbe togliersi dalla testa certi telefilm in cui il campione tal quale BUM viene semplicemente buttato nella scatola magica e ZAC dall’altra parte esce il risultato. O quantomeno queste storie dovrebbero onestamente essere etichettate come fantascienza. Nemmeno Archimede Pitagorico ha una macchina così.

Nella realtà, la preparativa è lunga e faticosa e -oserei dire- rappresenta forse il momento più delicato. Perché è inutile che poi si facciano tante curve di calibrazione e studi sulla sensibilità del metodo se non sono sicura che il materiale che mi arriva sia stato processato correttamente.
Se sbaglio un’estrazione, se sbadatamente butto via una parte del campione, se peso male per un errore di calcolo, se dimentico uno standard, se con una gomitata rovescio il beker…non sto ammettendo di averlo fatto, si badi. Mi ha forse visto qualcuno? Dicevo, se una qualsiasi di queste disgrazie si verifica, il procedimento è viziato all’origine e i passi successivi sono solo una perdita di tempo.
Per questo, soprattutto nel caso di preparative più complesse che prevedono molti stadi (e quindi molte fonti di errore) si aggiungono vari standard di controllo lungo la strada.

Consideriamo l’ASE (Accelerated Solvent Extractor): un congegno relativamente semplice, con poche parti meccaniche che pure tende a rompersi con sorprendente facilità. Ma lasciamo stare, l’argomento del mio discorso non è questo.
Per usare l’ASE occorre pressare il campione solido in celle cilindriche di metallo, lunghe e strette, che il congegno provvederà poi a riempire di solvente ad alta pressione. Ma come si fa a preparare queste celle in modo opportuno?


ASE

E’ qui che entra in gioco il Coso Nero™.

Il suo vero nome si è perso nella notte dei tempi.
Cristina lo chiama “bacchetta”, ma lei è quella che anziché iniettare i campioni del gascromatografo li “acquisisce” e invece di fare calcoli come tutti i mortali “quantifica”.
Non mi è sembrato giusto. E nessun altro sembrava porsi il problema di dargli un nome. Ma quando io ho iniziato a parlare del Coso Nero™, dopo qualche strana occhiata ho ottenuto di attirare la giusta attenzione su questo indispensabile oggetto.

Si tratta di un cilindro di materiale plastico, nero appunto, del diametro esatto che gli consente di entrare nelle celle e compattarne il contenuto all’inizio, e che può essere usato per svuotarle poi. Semplice e geniale! E sottovalutato, come tutte le cose che funzionano bene e senza far clamore.

Ma non sarà sempre così. Verrà il giorno in cui il Coso Nero™ dominerà l’universo, e io, Tizia Col Camice, in qualità di sua somma sacerdotessa otterrò tutto il rispetto e l’onore che merito.


In ginocchio, miscredenti!

venerdì 19 febbraio 2010

Sotterfugi


Gli abissi di depravazione in cui si può cadere quasi inavvertitamente nella concitazione di un momento tragico sono troppo profondi per essere anche solo immaginati da un’anima innocente…

Stamattina io e un altro debosciato abbiamo cospirato alle spalle del capo delle SS di una nostra stimata collega molto comprensiva che certo non si sarebbe meritata un simile inganno, e prontamente la giustizia divina ci ha puniti sotto forma di un assurdo lapsus rivelatore.
Che il supremo spirito della Massa Magnetica abbia pietà di noi.

Purtroppo c’era un pregresso. Mercoledì avevo già attirato la disapprovazione della succitata compagna di lavoro che –pur in mancanza di una nomina ufficiale- in nome della maggiore esperienza nel campo nonché di certi tratti caratteriali agisce di fatto come responsabile del settore Microinquinanti, una persona che chiameremo con un nome di fantasia, ad esempio Irina. Questo pseudonimo non vuole assolutamente suggerire l’idea di una donna di origini russe, o magari lettoni, tanto per dire.

Ecco, mercoledì la sottoscritta era stata tanto sbadata da far rovesciare a terra un campione, l’estratto di un formaggio, che era quindi necessario rimettere in lavorazione.

Stamattina mi accingo a ripetere l’estrazione, preparo tutto. Ecco che stavolta il mio collega commette un errore banale nel programmare l’estrattore automatico, avviando un metodo diverso da quello necessario per i formaggi.

Quando me ne rendo conto, fedele al principio di solidarietà tra noi oppressi, non mi sogno nemmeno di denunciarlo. Attendo che lui si liberi dalle grinfie di Irina e sia solo per informarlo della svista; bisbigliamo e ci agitiamo nel corridoio, attirando l’attenzione di chiunque, e decidiamo di programmare il metodo giusto per il secondo ciclo, unire gli estratti e far finta di niente, tanto “quella ne fa fare due perché è fissata, ma figurati, un ciclo basta e avanza!”

Irina è fortunatamente molto impegnata con lo strumento, le calibrazioni e la nuova colonna gascromatografica che non fa quello che lei desiderava. Non si fa vedere in preparativa. Sembra andare tutto liscio, ma…

Per scrupolo (perché in certi giorni mi sveglio più idiota del solito?) peso il residuo portato a secco, e subisco un duro colpo: il grasso è la metà del previsto, di quello che avevamo estratto la volta precedente (quello che ora è spalmato metà per terra e metà lungo la parete della cappa).

L’altro casinaro è in pausa pranzo. Non possiamo consultarci per una nuova congiura e prendo perciò l’iniziativa: una terza estrazione. Avvio lo strumento, che si trova in un’altra stanza al piano superiore, mi attardo dunque lì a conversare con altri che si aggirano da quelle parti: commentiamo con allegria le ultime notizie che vorrebbero alcuni colleghi non particolarmente popolari forzatamente spostati di sede, prendiamo in giro stranieri e meridionali, facciamo una lista di chi vorremmo vedere eliminato, progettiamo stragi di dirigenti e cose così (siamo malvagi, sapete), finché un rumore come uno sbuffo di vapore mi riporta al dovere.

Collection vial is full…

Che perdirindina significa? L’estrazione si è interrotta, la vial di raccolta effettivamente ricolma, e parte del solvente è stato sputato fuori nel purge. Ma perché, era la solita estrazione dei formaggi…

Il mio compare torna, gli spiego brevemente l’accaduto, con mille cautele portiamo giù sia la vial piena sia quella del purge, nascondendola alla vista fosse mai che lungo la strada incontriamo Irina…

Siamo patetici. Lui si allontana di nuovo per altre faccende.

In preparativa, mi affretto a versare i due liquidi nel pallone, anche se potrebbe essere inutile: se Irina ha già visto, se è stata lì durante la nostra assenza (magari cercandoci con impazienza) e ha notato il pallone col residuo secco? Non può non stupirsi di ritrovarlo pieno di solvente, e se me ne domanda spiegazione cosa posso inventare?
Sono momenti di angoscia in cui la mia lealtà è messa a dura prova. So che non resisterò all’interrogatorio, che tradirò il mio collega…che persona immorale sono. Ma dovrebbe esserci lui qui a spiegarsi, accidenti!

Irina arriva mezzo minuto dopo che ho finito il trasferimento. Guarda il pallone soddisfatta, mi chiede se è l’ultimo, io improvviso la sceneggiata di quella che è stata sempre lì, che non ha visto accadere niente di inusuale.
“Ora lo evaporo!” continuo, rilassata. Irina non sa niente, ce l’abbiamo fatta!

Usciamo dalla stanza insieme, serene, ed ecco che ci viene incontro il pasticcione, bello molleggiato e tranquillo: “Allora, com’è adesso il campione, ché R. [io] mi ha detto che il peso viene basso?”

Segue un tafferuglio di gente che parla tutta insieme, di cui non ricordo molto, tranne del mio tentativo di cadere dalle nuvole lanciando un’occhiataccia assassina all’idiota, lui che forse (ma forse, eh!) si rende conto della gaffe e blatera qualcosa a caso col suo vocione sperando di confondere Irina giocando su un equivoco della lingua.

Comunque subito dopo ce ne andiamo con la scusa che è ora, e possiamo solo sperare che la nostra collega abbia pensato a qualcuno degli altri campioni che abbiamo preparato in settimana, o si sia davvero convinta di aver capito male.

Grazie, Sandro, sei incredibile! Vale proprio la pena di dannarsi per coprire le magagne dei colleghi, proprio. Sta’ a vedere la prossima volta.

domenica 31 gennaio 2010

Ommimì

Giunta faticosamente a concludere (più o meno) la prima metà del romanzo, ho sentito la necessità di fermarmi a riflettere e tentare una prima revisione del testo: sapevo già che c’erano parecchie cose da risistemare, particolari dell’ambientazione che avevo inventato successivamente e che andavano inseriti già prima, dettagli che avevo dimenticato ecc ecc.

Ma che faticacciaaaa!!!

Ho praticamente riscritto daccapo i primi capitoli di quello che considero il narratore principale in questa fase del racconto (ho preferito scindere le varie linee narrative e revisionarle ognuna a parte) è stata una sfacchinata ma sono abbastanza soddisfatta delle novità. Però via via che procedo, invece, mi pare vada tutto bene, e la cosa non mi torna: sono migliorata così tanto durante la stesura? Nei primi capitoli tra un po’ ho riscritto una frase sì e una no, aggiungendo pagine intere e modificando pesantemente forma e contenuto, e adesso mi basta togliere un avverbio ogni tanto e spostare una virgola? Mah!

E poi a certi propositi (es: “descrizioni più vivide”, qualunque cosa voglia dire) non riesco a tener fede. Mi sembra di dilatare inutilmente il testo, quando già ho la fobia del romanzo troppo lungo. Mi sono ripromessa di scrivere libri autoconclusivi, accidenti!

Insomma, cerco di distrarre in ogni modo la mente dall’idea che questa prima parte era quella che in passato avevo già più o meno abbozzato -almeno riguardo agli avvenimenti principali-, quindi la più facile…e che il bello viene adesso.


Il bello è lui? Mmmm…

sabato 9 gennaio 2010

Un tuffo nel passato

Splash!
Ah, no, così si entra in un caffè…scusate, ho sbagliato.
Ora chi la pulisce la giacca, accidenti…

Dicevo. Mi rivedo a casa di mia nonna, un pomeriggio, a guardare la tv, stravaccata come potevo su una rigidissima seggiola di legno dall’alto schienale, davanti a un enorme tavolo ovale dello stesso set, modello Indistruttibile Ventennio. I mobili più scomodi con cui abbia mai avuto modo di far conoscenza, eppure li ho sempre amati.
Mi sistemavo tutta insaccata con una gamba, o magari entrambe, sopra il tavolo. Questo soltanto perché ormai mi pareva poco opportuno sdraiarmi direttamente tutta sul tavolo a pancia in giù come avrei fatto qualche anno prima. Non ho mai temuto che il tavolone potesse crollare o danneggiarsi, beninteso, lo ritenevo più saldo dei muri stessi.

Mia nonna andava e veniva per la stanza, indaffarata con le sue solite faccende da adulti che non capivo, o magari solo troppo irrequieta per sedersi lì e basta. O forse no, forse era lì che cuciva, non mi ricordo.
La memoria è così fallace, in effetti, che potrebbe benissimo essere accaduto invece che fossimo nella casa di campagna, quella in cui mi svagavo solo grazie al Crystal Ball…e non c’era il tavolone né niente del genere…
No, no, del tavolone sono sicura!

Comunque basta con l’introduzione! Eravamo alla fine degli anni ’70 e c’era questo film.

Grazie alla sorveglianza non troppo stretta di mia nonna, durante la mia infanzia ho assistito a diversi spettacoli non esattamente adatti ai bambini. Non in quel senso (vigeva ancora una certa censura in tv in quegli anni), ma in quell’altro, quello che provoca terrori e incubi a non finire.
Sono sempre stata una mammoletta, lo ammetto. Schizzinosa.
Ci sono scene di Spazio 1999 che non riuscirei a guardare neppure adesso.
Per gran parte del secondo tempo del primo film di Guerre Stellari sono rimasta girata a fissare un poveraccio della fila dietro perché, terrorizzata dal rumore delle spade laser, non volevo più vedere niente. Chissà quanto si è divertito quello lì, per inciso.
E vogliamo citare Michele Strogoff?
Ma se persino certi cartoni della Disney (cosa c’è di più innocuo?) sono riusciti talvolta a spaventarmi!

Ma naturalmente come tutti i bambini ero affascinata dai cattivi. Anche ora, se sono fatti bene. E, benché sia sempre apprezzabile lo sforzo di dare al nemico un qualche “lato umano”, una motivazione -se non proprio una giustificazione- per permettere al pubblico almeno un minimo grado di empatia anche con lui, devo dire che nell’ambito del fantastico continuo a preferire il cattivo tout court, perché sì, pericoloso e basta. Mi sembra più sincero (soprattutto se non è umano e certi sentimentalismi non hanno proprio senso). Certe volte ci vuole proprio, è liberatorio.

Stavo guardando il film già iniziato, forse anche già a metà, data la giovane età la mia capacità di attenzione era limitata e non ci stavo capendo un ciufolo, eppure sapevo che mi piaceva un sacco, perché appunto c’erano questi cosi che sembravano strambi robot dall’aspetto assurdo ma cattivissimi, che urlavano di continuo con stridenti voci elettroniche (e perché mai dei robot dovevano essere così inferociti?!) e mi facevano sì paura, ma in modo eccitante, quasi divertente.

Una sensazione nuova per me.

Questi mostri mi hanno tenuto compagnia per un po’, sognavo scene del film (anche se non le avevo capite) e indulgevo in bizzarre fantasie.
(No, Sandro, non quelle fantasie lì, non come te con Raffaella Carrà! Noi femminucce non pensiamo certe cose! …basta che ci credi :P)

Cose che capitano a tutti da piccoli, quando si viene stregati dai personaggi di un film, di un cartone, di un fumetto. Capita, giusto? Da piccoli. Ho detto forse che lo faccio ancora?
Purtroppo però non sapevo da dove caspita venissero questi cosi, e non avevo alcuna possibilità di ritrovarli.
Si trattava di un film già vecchio allora e che non penso avesse avuto molto successo da noi, non l’ho mai rivisto passare in tv né ho sentito di qualcuno che lo conoscesse, anche perché chi diavolo si ricordava il titolo, per non parlare della trama?

Ma…le cose ritornano prima o poi, e questo è bello e rassicurante.
Oppure no, dipende da quali sono le cose di cui stiamo parlando.

L’incredibile potere della rete: se giri abbastanza trovi veramente tutto, soprattutto cose che non pensavi nemmeno di cercare, che non sapevi di voler conoscere!

Sei lì che navighi tranquilla, ti gingilli leggiucchiando qua e là e saltando da un forum all’altro senza alcun pensiero particolare ed ecco che quasi cadi dalla sedia –cosa non difficile di per sé, basta un colpo di tosse, visto che si tratta di un modello di Sgabello Autonomamente Smontabile (TM)- perché nel sito di una serie televisiva straniera a te sconosciuta in cui sei entrata per puro caso seguendo un link ecco che ti compare la foto a tutta pagina di uno di quei cosi e tu non credi ai tuoi occhi; ti alzi, raccatti da terra lo schienale non più regolabile e cerchi di stringere i bulloni allentati con una mano mentre con l’altra clicchi per cercare notizie pregando che il browser non crashi proprio adesso e che la pagina non sia una di quelle con la capacità di cancellarsi spontaneamente dalla cronologia; lo sguardo incollato al monitor, ti schiacci un piede con le rotelle, ti perdi nei menù e nelle pagine che non vogliono caricarsi, provi a sederti di nuovo e sprofondi, senti qualcosa di tagliente e vedi che si è ancora una volta rotta una saldatura, ma che diavolo, se fosse stata una poltroncina da pc ancora buona non si sarebbe trovata tra la spazzatura, no?

Comunque. Scopro di avere a che fare con “one of the most recognizable science-fiction icons ever”, e perché nessuno me l’ha detto? Solo io in tutto il mondo non lo sapevo…Che ignoranza, che figura. Il solito mio.

Rintraccio il film: dunque non era una cosa da sfigati che ho visto solo io! Mi sento meno sola nell’universo. Noooo, esiste persino il dvd!!! Se si sono presi la briga di rimasterizzarlo e rimetterlo in commercio dopo quarant’anni –da quando è uscito, non da quando l’ho visto io, sia chiaro- vuol dire che ci sono state richieste. Da parte di chi non mi interessa.

Insomma, eccolo qui. Nel cofanetto c’è anche il film prima di questo, che in Italia non era proprio arrivato. E qualche speciale. Solo una pecca.
Niente sottotitoli, neanche in inglese. Nulla di nulla.


Sorpreeesa! Tanti auguri a teee…

Quindi, anche se per un diverso motivo, non ci capisco di nuovo un ciufolo della trama, esattamente come allora. Un autentico trip nostalgico. Certo, adesso posso notare come gli effetti speciali siano ridicoli, le scene di lotta fintissime, la tensione addomesticata (è un film per famiglie) e tutto l’insieme infinitamente kitsch. Ho visto puntate dei Puffi più drammatiche. Una delusione?

No davvero!!! E’ esattamente quello che volevo rivedere (con in più quello che mi è mancato allora: i colori psichedelici anni ’60!).

I bidoni assassini (che poi non sono robot) sono qui, malvagi e spietati, intenti a schiavizzare gli umani e a portare avanti un diabolico piano per…buttare una bomba in un buco in terra (boh? chi lo sa), pazzi scatenati che in lingua originale sbraitano ancora più intimidatori, sembrano Hitler alla radio. Che cariiiniiii!!!
Mi sto commuovendo…sniff…

Spegni le candeline, per la miseria!!!

Esplosioni, urla, macerie e distruzione.
Aahhh, son queste le cose che ti riconciliano con la vita.

(Sandro, il film è Daleks: Invasion Earth 2150 AD, noto (si fa per dire) in Italia come Il futuro tra un milione di anni ovvero “anche i traduttori avrebbero bisogno dei sottotitoli, facciamo una colletta per loro”. Mi raccomando, non dirlo a nessuno, è un segreto segretissimo.)