domenica 31 gennaio 2010

Ommimì

Giunta faticosamente a concludere (più o meno) la prima metà del romanzo, ho sentito la necessità di fermarmi a riflettere e tentare una prima revisione del testo: sapevo già che c’erano parecchie cose da risistemare, particolari dell’ambientazione che avevo inventato successivamente e che andavano inseriti già prima, dettagli che avevo dimenticato ecc ecc.

Ma che faticacciaaaa!!!

Ho praticamente riscritto daccapo i primi capitoli di quello che considero il narratore principale in questa fase del racconto (ho preferito scindere le varie linee narrative e revisionarle ognuna a parte) è stata una sfacchinata ma sono abbastanza soddisfatta delle novità. Però via via che procedo, invece, mi pare vada tutto bene, e la cosa non mi torna: sono migliorata così tanto durante la stesura? Nei primi capitoli tra un po’ ho riscritto una frase sì e una no, aggiungendo pagine intere e modificando pesantemente forma e contenuto, e adesso mi basta togliere un avverbio ogni tanto e spostare una virgola? Mah!

E poi a certi propositi (es: “descrizioni più vivide”, qualunque cosa voglia dire) non riesco a tener fede. Mi sembra di dilatare inutilmente il testo, quando già ho la fobia del romanzo troppo lungo. Mi sono ripromessa di scrivere libri autoconclusivi, accidenti!

Insomma, cerco di distrarre in ogni modo la mente dall’idea che questa prima parte era quella che in passato avevo già più o meno abbozzato -almeno riguardo agli avvenimenti principali-, quindi la più facile…e che il bello viene adesso.


Il bello è lui? Mmmm…

sabato 9 gennaio 2010

Un tuffo nel passato

Splash!
Ah, no, così si entra in un caffè…scusate, ho sbagliato.
Ora chi la pulisce la giacca, accidenti…

Dicevo. Mi rivedo a casa di mia nonna, un pomeriggio, a guardare la tv, stravaccata come potevo su una rigidissima seggiola di legno dall’alto schienale, davanti a un enorme tavolo ovale dello stesso set, modello Indistruttibile Ventennio. I mobili più scomodi con cui abbia mai avuto modo di far conoscenza, eppure li ho sempre amati.
Mi sistemavo tutta insaccata con una gamba, o magari entrambe, sopra il tavolo. Questo soltanto perché ormai mi pareva poco opportuno sdraiarmi direttamente tutta sul tavolo a pancia in giù come avrei fatto qualche anno prima. Non ho mai temuto che il tavolone potesse crollare o danneggiarsi, beninteso, lo ritenevo più saldo dei muri stessi.

Mia nonna andava e veniva per la stanza, indaffarata con le sue solite faccende da adulti che non capivo, o magari solo troppo irrequieta per sedersi lì e basta. O forse no, forse era lì che cuciva, non mi ricordo.
La memoria è così fallace, in effetti, che potrebbe benissimo essere accaduto invece che fossimo nella casa di campagna, quella in cui mi svagavo solo grazie al Crystal Ball…e non c’era il tavolone né niente del genere…
No, no, del tavolone sono sicura!

Comunque basta con l’introduzione! Eravamo alla fine degli anni ’70 e c’era questo film.

Grazie alla sorveglianza non troppo stretta di mia nonna, durante la mia infanzia ho assistito a diversi spettacoli non esattamente adatti ai bambini. Non in quel senso (vigeva ancora una certa censura in tv in quegli anni), ma in quell’altro, quello che provoca terrori e incubi a non finire.
Sono sempre stata una mammoletta, lo ammetto. Schizzinosa.
Ci sono scene di Spazio 1999 che non riuscirei a guardare neppure adesso.
Per gran parte del secondo tempo del primo film di Guerre Stellari sono rimasta girata a fissare un poveraccio della fila dietro perché, terrorizzata dal rumore delle spade laser, non volevo più vedere niente. Chissà quanto si è divertito quello lì, per inciso.
E vogliamo citare Michele Strogoff?
Ma se persino certi cartoni della Disney (cosa c’è di più innocuo?) sono riusciti talvolta a spaventarmi!

Ma naturalmente come tutti i bambini ero affascinata dai cattivi. Anche ora, se sono fatti bene. E, benché sia sempre apprezzabile lo sforzo di dare al nemico un qualche “lato umano”, una motivazione -se non proprio una giustificazione- per permettere al pubblico almeno un minimo grado di empatia anche con lui, devo dire che nell’ambito del fantastico continuo a preferire il cattivo tout court, perché sì, pericoloso e basta. Mi sembra più sincero (soprattutto se non è umano e certi sentimentalismi non hanno proprio senso). Certe volte ci vuole proprio, è liberatorio.

Stavo guardando il film già iniziato, forse anche già a metà, data la giovane età la mia capacità di attenzione era limitata e non ci stavo capendo un ciufolo, eppure sapevo che mi piaceva un sacco, perché appunto c’erano questi cosi che sembravano strambi robot dall’aspetto assurdo ma cattivissimi, che urlavano di continuo con stridenti voci elettroniche (e perché mai dei robot dovevano essere così inferociti?!) e mi facevano sì paura, ma in modo eccitante, quasi divertente.

Una sensazione nuova per me.

Questi mostri mi hanno tenuto compagnia per un po’, sognavo scene del film (anche se non le avevo capite) e indulgevo in bizzarre fantasie.
(No, Sandro, non quelle fantasie lì, non come te con Raffaella Carrà! Noi femminucce non pensiamo certe cose! …basta che ci credi :P)

Cose che capitano a tutti da piccoli, quando si viene stregati dai personaggi di un film, di un cartone, di un fumetto. Capita, giusto? Da piccoli. Ho detto forse che lo faccio ancora?
Purtroppo però non sapevo da dove caspita venissero questi cosi, e non avevo alcuna possibilità di ritrovarli.
Si trattava di un film già vecchio allora e che non penso avesse avuto molto successo da noi, non l’ho mai rivisto passare in tv né ho sentito di qualcuno che lo conoscesse, anche perché chi diavolo si ricordava il titolo, per non parlare della trama?

Ma…le cose ritornano prima o poi, e questo è bello e rassicurante.
Oppure no, dipende da quali sono le cose di cui stiamo parlando.

L’incredibile potere della rete: se giri abbastanza trovi veramente tutto, soprattutto cose che non pensavi nemmeno di cercare, che non sapevi di voler conoscere!

Sei lì che navighi tranquilla, ti gingilli leggiucchiando qua e là e saltando da un forum all’altro senza alcun pensiero particolare ed ecco che quasi cadi dalla sedia –cosa non difficile di per sé, basta un colpo di tosse, visto che si tratta di un modello di Sgabello Autonomamente Smontabile (TM)- perché nel sito di una serie televisiva straniera a te sconosciuta in cui sei entrata per puro caso seguendo un link ecco che ti compare la foto a tutta pagina di uno di quei cosi e tu non credi ai tuoi occhi; ti alzi, raccatti da terra lo schienale non più regolabile e cerchi di stringere i bulloni allentati con una mano mentre con l’altra clicchi per cercare notizie pregando che il browser non crashi proprio adesso e che la pagina non sia una di quelle con la capacità di cancellarsi spontaneamente dalla cronologia; lo sguardo incollato al monitor, ti schiacci un piede con le rotelle, ti perdi nei menù e nelle pagine che non vogliono caricarsi, provi a sederti di nuovo e sprofondi, senti qualcosa di tagliente e vedi che si è ancora una volta rotta una saldatura, ma che diavolo, se fosse stata una poltroncina da pc ancora buona non si sarebbe trovata tra la spazzatura, no?

Comunque. Scopro di avere a che fare con “one of the most recognizable science-fiction icons ever”, e perché nessuno me l’ha detto? Solo io in tutto il mondo non lo sapevo…Che ignoranza, che figura. Il solito mio.

Rintraccio il film: dunque non era una cosa da sfigati che ho visto solo io! Mi sento meno sola nell’universo. Noooo, esiste persino il dvd!!! Se si sono presi la briga di rimasterizzarlo e rimetterlo in commercio dopo quarant’anni –da quando è uscito, non da quando l’ho visto io, sia chiaro- vuol dire che ci sono state richieste. Da parte di chi non mi interessa.

Insomma, eccolo qui. Nel cofanetto c’è anche il film prima di questo, che in Italia non era proprio arrivato. E qualche speciale. Solo una pecca.
Niente sottotitoli, neanche in inglese. Nulla di nulla.


Sorpreeesa! Tanti auguri a teee…

Quindi, anche se per un diverso motivo, non ci capisco di nuovo un ciufolo della trama, esattamente come allora. Un autentico trip nostalgico. Certo, adesso posso notare come gli effetti speciali siano ridicoli, le scene di lotta fintissime, la tensione addomesticata (è un film per famiglie) e tutto l’insieme infinitamente kitsch. Ho visto puntate dei Puffi più drammatiche. Una delusione?

No davvero!!! E’ esattamente quello che volevo rivedere (con in più quello che mi è mancato allora: i colori psichedelici anni ’60!).

I bidoni assassini (che poi non sono robot) sono qui, malvagi e spietati, intenti a schiavizzare gli umani e a portare avanti un diabolico piano per…buttare una bomba in un buco in terra (boh? chi lo sa), pazzi scatenati che in lingua originale sbraitano ancora più intimidatori, sembrano Hitler alla radio. Che cariiiniiii!!!
Mi sto commuovendo…sniff…

Spegni le candeline, per la miseria!!!

Esplosioni, urla, macerie e distruzione.
Aahhh, son queste le cose che ti riconciliano con la vita.

(Sandro, il film è Daleks: Invasion Earth 2150 AD, noto (si fa per dire) in Italia come Il futuro tra un milione di anni ovvero “anche i traduttori avrebbero bisogno dei sottotitoli, facciamo una colletta per loro”. Mi raccomando, non dirlo a nessuno, è un segreto segretissimo.)