venerdì 19 febbraio 2010

Sotterfugi


Gli abissi di depravazione in cui si può cadere quasi inavvertitamente nella concitazione di un momento tragico sono troppo profondi per essere anche solo immaginati da un’anima innocente…

Stamattina io e un altro debosciato abbiamo cospirato alle spalle del capo delle SS di una nostra stimata collega molto comprensiva che certo non si sarebbe meritata un simile inganno, e prontamente la giustizia divina ci ha puniti sotto forma di un assurdo lapsus rivelatore.
Che il supremo spirito della Massa Magnetica abbia pietà di noi.

Purtroppo c’era un pregresso. Mercoledì avevo già attirato la disapprovazione della succitata compagna di lavoro che –pur in mancanza di una nomina ufficiale- in nome della maggiore esperienza nel campo nonché di certi tratti caratteriali agisce di fatto come responsabile del settore Microinquinanti, una persona che chiameremo con un nome di fantasia, ad esempio Irina. Questo pseudonimo non vuole assolutamente suggerire l’idea di una donna di origini russe, o magari lettoni, tanto per dire.

Ecco, mercoledì la sottoscritta era stata tanto sbadata da far rovesciare a terra un campione, l’estratto di un formaggio, che era quindi necessario rimettere in lavorazione.

Stamattina mi accingo a ripetere l’estrazione, preparo tutto. Ecco che stavolta il mio collega commette un errore banale nel programmare l’estrattore automatico, avviando un metodo diverso da quello necessario per i formaggi.

Quando me ne rendo conto, fedele al principio di solidarietà tra noi oppressi, non mi sogno nemmeno di denunciarlo. Attendo che lui si liberi dalle grinfie di Irina e sia solo per informarlo della svista; bisbigliamo e ci agitiamo nel corridoio, attirando l’attenzione di chiunque, e decidiamo di programmare il metodo giusto per il secondo ciclo, unire gli estratti e far finta di niente, tanto “quella ne fa fare due perché è fissata, ma figurati, un ciclo basta e avanza!”

Irina è fortunatamente molto impegnata con lo strumento, le calibrazioni e la nuova colonna gascromatografica che non fa quello che lei desiderava. Non si fa vedere in preparativa. Sembra andare tutto liscio, ma…

Per scrupolo (perché in certi giorni mi sveglio più idiota del solito?) peso il residuo portato a secco, e subisco un duro colpo: il grasso è la metà del previsto, di quello che avevamo estratto la volta precedente (quello che ora è spalmato metà per terra e metà lungo la parete della cappa).

L’altro casinaro è in pausa pranzo. Non possiamo consultarci per una nuova congiura e prendo perciò l’iniziativa: una terza estrazione. Avvio lo strumento, che si trova in un’altra stanza al piano superiore, mi attardo dunque lì a conversare con altri che si aggirano da quelle parti: commentiamo con allegria le ultime notizie che vorrebbero alcuni colleghi non particolarmente popolari forzatamente spostati di sede, prendiamo in giro stranieri e meridionali, facciamo una lista di chi vorremmo vedere eliminato, progettiamo stragi di dirigenti e cose così (siamo malvagi, sapete), finché un rumore come uno sbuffo di vapore mi riporta al dovere.

Collection vial is full…

Che perdirindina significa? L’estrazione si è interrotta, la vial di raccolta effettivamente ricolma, e parte del solvente è stato sputato fuori nel purge. Ma perché, era la solita estrazione dei formaggi…

Il mio compare torna, gli spiego brevemente l’accaduto, con mille cautele portiamo giù sia la vial piena sia quella del purge, nascondendola alla vista fosse mai che lungo la strada incontriamo Irina…

Siamo patetici. Lui si allontana di nuovo per altre faccende.

In preparativa, mi affretto a versare i due liquidi nel pallone, anche se potrebbe essere inutile: se Irina ha già visto, se è stata lì durante la nostra assenza (magari cercandoci con impazienza) e ha notato il pallone col residuo secco? Non può non stupirsi di ritrovarlo pieno di solvente, e se me ne domanda spiegazione cosa posso inventare?
Sono momenti di angoscia in cui la mia lealtà è messa a dura prova. So che non resisterò all’interrogatorio, che tradirò il mio collega…che persona immorale sono. Ma dovrebbe esserci lui qui a spiegarsi, accidenti!

Irina arriva mezzo minuto dopo che ho finito il trasferimento. Guarda il pallone soddisfatta, mi chiede se è l’ultimo, io improvviso la sceneggiata di quella che è stata sempre lì, che non ha visto accadere niente di inusuale.
“Ora lo evaporo!” continuo, rilassata. Irina non sa niente, ce l’abbiamo fatta!

Usciamo dalla stanza insieme, serene, ed ecco che ci viene incontro il pasticcione, bello molleggiato e tranquillo: “Allora, com’è adesso il campione, ché R. [io] mi ha detto che il peso viene basso?”

Segue un tafferuglio di gente che parla tutta insieme, di cui non ricordo molto, tranne del mio tentativo di cadere dalle nuvole lanciando un’occhiataccia assassina all’idiota, lui che forse (ma forse, eh!) si rende conto della gaffe e blatera qualcosa a caso col suo vocione sperando di confondere Irina giocando su un equivoco della lingua.

Comunque subito dopo ce ne andiamo con la scusa che è ora, e possiamo solo sperare che la nostra collega abbia pensato a qualcuno degli altri campioni che abbiamo preparato in settimana, o si sia davvero convinta di aver capito male.

Grazie, Sandro, sei incredibile! Vale proprio la pena di dannarsi per coprire le magagne dei colleghi, proprio. Sta’ a vedere la prossima volta.