sabato 22 ottobre 2011

Squarto serbi

Sono un po' pazza.

Non tanto da stare in una stanza semibuia a fissa imbambolata un monitor ridendo da sola, mugolando una musica tutta mia e prendendo uno stipendio da dirigente.

Non tanto da andare in giro, finanche in bagno, con una mastodontica borsa di cui è meglio non conoscere il contenuto.

Non tanto da considerare minimamente importante quello che dice il mio collega Alfredo (che non mi dà ordini, eh, mi informa soltanto).

Ma abbastanza da raccogliere una sfida insensata.

Io che non sono riuscita a completare il mio lavoro in corso nemmeno in 1 anno e quasi 3 mesi, pretendo di cercare di scrivere un romanzo in un mese.
(È vero che ieri ho scritto più di 2000 parole, ma si trattava di una scena ben conosciuta e progettata nei particolari da mesi, in più ho avuto quelle 4 ore da far passare in stazione.)

Ma OK. Occorre mettersi alla prova. Intanto, oltre alla benevolenza delle ferrovie che fanno l'impossibile per impedirmi di correre subito a casa giocare coi sims, in laboratorio si fanno molti lavori manuali che permettono di svagarsi con la fantasia, di pensare e progettare trame.

La preparativa per le diossine è perfetta. Lunga, ma varia, non ci si annoia. Non come il procedimento stupido e alienante per analizzare quei maledetti stupefacenti che di continuo mi distolgono dal lavoro vero.
Anche se la massa magnetica è stata ferma per tutto il mese per via del black-out provocato dall'insegna e dal gruppo elettrogeno sottodimensionato, noi siamo andati avanti coi campioni, in modo che siano tutti pronti da iniettare.

Affetto e frullo acciughe e potassoli. Non mi sgomento quando apro il pacco contrassegnato "moscardino bianco" (oh, perché al singolare? Non sono i moscardini piccoli e simpatici polipetti?) e mi trovo davanti al nipotino di Cthulhu.
Meglio i pesci della carne.

Devo solo evitare di fidarmi del T9. Pesci, maledizione! Quando mai uno deve dire "serbi"?