Cioè,
è un disastro.
Non
tanto per la parte tecnica, che è migliorabile ma già decorosa (lo
studio non è stato inutile), ma per l'assenza di un qualsivoglia
intreccio interessante.
Intendiamoci,
non è che non succeda niente. Ma succedono cose al personaggio,
anziché per causa sua. Avviene un cambiamento, ma non
attraverso la giusta tensione, la lotta.
Ho
dato rilevanza alla "cornice" della storia, al problema
iniziale che il protagonista si porta da casa, anzichè alla vicenda
che realmente stavo raccontando, e che era per me a solo un pretesto.
E
il povero lettore rimane con un palmo di naso, la storia non decolla.
E
se ho identificato il processo bacato (*) che mi ha portato a
commettere simili errori, se è giustificabile che non mi sia accorta
durante il lavoro di quale vicolo cieco avevo imboccato, non riesco a
capacitarmi di non aver visto il problema nel romanzo finito, che
pure avevo messo in discussione.
Eppure
i segni c'erano, e una certa sotterranea inquietudine da parte mia.
Qualcosa non girava, e lo sapevo. La storia era statica, dubitavo che
sarebbe potuta piacere a qualcuno che non fosse innamorato dei
personaggi quanto me.
Lo
vedevo, ma ho voluto convincermi che non fosse grave.
E
dire che quando il tuo stesso protagonista se ne esce a sbuffare:
"Ma
che storia è? Se la stessimo raccontando a qualcuno, si sarebbe già
addormentato!"ecco, sarebbe il momento di farsi delle domande.
Avevo
tentato di controllare quanto lo scritto si conformasse ai
ragionevoli schemi di una struttura narrativa sensata (e che è la
stessa da 2000 anni, ci sarà una ragione). Avevo notato che la
struttura non collimava manco per sbaglio. Ma niente, l'errore di
fondo che aveva minato tutto lo sviluppo ha continuato a eludere il
mio scrutinio.
Il
dubbio però ha continuato a crescere, un'ombra strisciante tra le
pagine, un'angoscia esistenziale, un...
No,
vabbè, ero convinta che andasse bene così.C'è voluto il parere di un editor indipendente per strapparmi le fette di salame dagli occhi.
Sono
contenta che sia accaduto, anche se questo vuol dire cestinare gran
parte del lavoro e ristrutturare daccapo la vicenda.
Non
c'è niente come scornarsi con un errore per imparare, come quando ti
schianti contro un camion e voli giù dal viadotto...
Poi
non lo fai più.
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(*)
Cominciare a scrivere con solo l'inizio, la fine, e qualche vaga idea
di eventi sparsi lì in mezzo, scalettare poche scene alla volta
navigando a vista e convincersi che quello sia "programmare"
il romanzo.