mercoledì 15 ottobre 2008

Roba grossa

Dunque, chi ha presente com’è fatto un flauto dolce granbasso?
Intanto, non molti hanno presente cosa sia un flauto dolce, eccetto che per qualche vaga reminiscenza di un pifferino usato a scuola.

In effetti quello è un flauto dolce soprano, seppure con una diteggiatura semplificata (che viene chiamata “tedesca” per distinguerla da quella originale, barocca).
Ma è solo la punta dell’iceberg.
E’ pieno di flauti di tutte le taglie, davvero. E le diteggiature sono due: in do o in fa, a seconda di qual è la tonalità in cui è tagliato lo strumento.

Ce n’è uno ancor più piccolo, il sopranino in fa, di comune utilizzo. L’ha usato Vivaldi, per il suo Concerto per Flautino (*).
Poi ne esiste anche uno veramente piccolo, il sopranino in do, ma è più una curiosità che altro, e ha davvero il suono di un fischietto.

Il contralto (in fa) è quello che ha conosciuto forse maggior gloria in epoca barocca e ancora nel settecento, poi affiancato dal flauto di voce, tagliato in re per tentare (ahimé inutilmente) di far concorrenza all’astro nascente, il flauto traverso barocco.

Ma non mancano le voci più gravi: negli insiemi le voci sottostanti venivano talvolta coperte dai flauti tenore (in do) e basso (in fa), anche se, ammettiamolo, con poca efficacia. Il flauto dolce ha una voce fievole, sempre meno udibile quando la frequenza del suono diminuisce, e i bassi al contrario devono essere ben sostenuti.

Eppure c’è stato chi ha ostinatamente avuto fiducia in questo strumento, ed è esistito quindi pure il flauto granbasso, in do, che suona un’ottava ancora sotto il tenore.
Che è davvero una cosa bellissima.
E non perché sia grosso e lungo, cari Gae ed Emi. Vi immagino, lì che vi sganasciate per le vostre battute da quattordicenni. E’ tutto merito di…ora vi spiego.

Facciamo un passo indietro.
Il mio amico Emilio ha un problema: vorrebbe comprare tanti strumenti, tanti dischi, tante partiture e così via, ma la moglie sa che lui ha le mani bucate, e per impedirgli di mandare in rovina le finanze di famiglia lo tiene sotto stretta vigilanza.
Quindi ogni tanto lui approfitta della nostra ventennale amicizia e del ruolo da fratello maggiore che ha sempre avuto nei miei confronti (potrebbe essere mio padre per età, ma come cervello certo no) per farmi queste proposte indecenti: far arrivare a casa mia gli strumenti che ordina, all’insaputa della signora, in modo da avere tempo di circuirla e presentarle gradatamente il nuovo acquisto.

Ma l’ultima volta ha giocato un tiro barbino anche a me.

Da tempo si era reso necessario che anch’io fossi pronta a suonare gli strumenti gravi, cosa che di solito non gradisco non per smania di protagonismo ma perché, come si può immaginare, pongono qualche problema di lunghezza di dita e di collo. Non voglio saperne del basso, ad esempio, perché davvero non arrivo agli ultimi buchi in fondo.
Così quando Emilio ha ordinato questo granbasso –un usato d’occasione- era implicito che, sebbene nominalmente fosse per il gruppo, avrebbe finito per suonarlo lui, a cui toccano tutti gli incarichi più ingrati e le figure barbine, noi ce ne approfittiamo perché lui è troppo buono ecc ecc.

Ma ecco, è arrivato questo pacco enorme e io non ho resistito ad aprirlo.
Dentro strati e strati di cartone c’era questa valigetta.
Il flautone era lì smontato, bello lucido, con un buon odore di vernice per legno, il lungo cannello per l’imboccatura, e tante belle chiavi metalliche luccicanti, invitanti…


E’ ovvio, lo strumento è lungo quasi un metro e mezzo, si può immaginare di imboccarlo senza un cannello ricurvo? O di tenerlo su senza tracolla? O di raggiungere i fori senza l’ausilio di tante belle chiavi metalliche luccicanti?
L’ho montato e ho iniziato a suonarlo.
Non è affatto pesante come si può pensare, non ci vuole tanto fiato e ha una gran bella voce. Le dita stanno comodissime, persino più comode che sul tenore! Grazie alle chiavi metalliche luccicanti…eheheh…che fanno clik clak mentre si suona…ooohhh…
Ho dunque sbagliato tutto nella vita fino ad ora?

Ci tenevo a produrre qualche immagine di me con il mio nuovo amore. Con l’autoscatto non è facile far entrare tutti e due nella foto. Più sì che no sono rimasta a mezza figura, oppure troppo vicina e l’unica cosa che giganteggia nel centro dell’inquadratura sono i miei ehm airbag anteriori, e questo non è quel genere di blog, quindi non è adatto.

Tanto per dare un’idea, mostro questa, anche per smentire chi dice che non voglio farmi vedere.


Che guardiii??!

Ecco, soddisfatti?

(*) Il Largo del Concerto per Flautino è un’altra di quelle cose che mi hanno fatto paura da bambina…Aahhh! No! Mi è tornata in mente quella melodia inquietante! EEEKK! Via dalla mia testaaaa!!!

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Ci vuole il porto d'armi per quel coso? E' un'arma grossa e lunga (ammetto di essermi messo a ridere) non convenzionale!

Domanda: perché quello traverso è più conosciuto? E' migliore? A me sembra che si sia fatto la fama di "strumento elegante" mentre i flauti dolci vengono classificati come strumenti per tutti e quindi babbi.

Auletride ha detto...

Il flauto traverso per certi aspetti è un'evoluzione di quello diritto perciò sì, si può pensare sia "migliore", poiché offre delle possibilità che il flauto dolce non ha (maggiore estensione e -soprattutto- la possibilità di fare effetti dinamici)...tutta questione di gusti, comunque.
Io lo trovo uno strumento petulante!

Ne ho parlato in passato in questo post: http://altamentevolatile.blogspot.com/2008/04/spifferate.html

Se riuscirò veramente a suonare il bestione in concerto non so, ti saprò dire!

Anonimo ha detto...

Auletride, posso chiederti un grosso favore ? Potresti fornirmi le seguenti misure/informazioni del flauto basso di cui parli:
diametro interno all'estremità finale;
diametro interno all'ingresso del secondo blocco (per intenderci, la parte dove si mettono le dita, dove si innesta testata);
lunghezza totale della colonna d'aria;
nota più grave;
la (440 ? 435 ? altro ?)

Mi faresti un grosso favore.
Massimo

Auletride ha detto...

Ne stai costruendo uno?!
Diam. interno estremità finale: 3 cm
Diam. interno in cima al corpo nel punto dove si innesta la testa: 3.6 cm
Lunghezza colonna d'aria dal fondo al blocco, cioè dove si "chiude" la testa: 119.5 cm (questa è un po' più complicata da misurare con precisione, spero sia giusta)
Lo strumento è tagliato a 440, la nota più bassa è il do un'ottava sotto quello centrale.

Anonimo ha detto...

Ciao Auletride
ti ringrazio tantissimo. Per ora non lo sto ancora costruendo ma ho in progetto di farlo in futuro (tra non molti mesi) e adesso mi sto procurando i legni (non dal falegname ma proprio le piante) perchè in questo momento ho la possibilità di farlo; tra le piante che ho a disposizione ci sono anche diverse piante di bambù di varie dimensioni (anche con diametro interno maggiore di 5 cm) ed è con il bambù che comincerò a fare le prime prove prima di passare al "legno vero" che intanto stagiona (il bambù stagiona prima).
Riguardo alle dimensioni: la lunghezza tot coincide circa con i miei calcoli (non ti preoccupare se quella che mi hai fornito non è precisa, mi serviva un valore approssimato a differenza dei diametri per i quali mi serviva un valore abbastanza preciso), mentre riguardo al diametro maggiore è un po' inferiore a quello mi aspettavo (pensavo a 40 mm) e anche la conicità pensavo fosse più accentuata (cioè mi aspettavo un diametro minimo inferiore a 30 mm; forse però quello di uscita non è il diametro minimo ma questo si trova ad alcuni cm dall'estremità, cioè, partendo dalla testata e andando verso il trombino, la sezione si restringe per poi allargarsi nella parte finale).

Grazie di nuovo
Ciao
Massimo