domenica 26 luglio 2009

Sacre reliquie

Ecco, sono girata per caso verso la porta e lo vedo passare, tutto impettito e tronfio, a piccoli passettini rapidi, l’incarnazione esatta dell’ometto col complesso della statura.
Dietro di lui arranca quello che sembra lo schiavo di turno, con un contenitore in mano e una faccia stravolta, che mi lancia una rapida occhiata disperata quasi a dire Beata te che ogni tanto te ne vai a lavorare in un altro reparto e te la scampi!
Beata me? Pensi di essere tu quello in prima linea a dover tenere a bada un matto? Povero martire, secondo te chi gli ha dato tutti questi vizi?

In certi momenti mi fai compassione, Alf, però te lo devo dire, pur con grande affetto: ti pesterei a sangue.
Perché mai un giovane intelligente, capace, in grado di badare a se stesso deve voler fare la figura del tarlucco in questo modo?
Chi ti ha detto che i matti si tengano a bada assecondandoli al 100%?
Lasciatelo dire da una che si barcamena con un personaggio simile da quasi quattro decadi: è la cosa più sbagliata da fare in assoluto.

Ma ti ricordi di quanto erano diverse le cose anni fa, quando lavoravamo sotto un capo che tutti, da fuori, consideravano un intrattabile dittatore, ma che in realtà era degno, lui sì, di essere chiamato responsabile di settore, e che mai, pur con la sua indubbia aggressività, ci ha mancato di rispetto? Uno che non cambiava idea ogni ora, e non si incacchiava come una bestia perché avevi fatto quello che ti aveva detto lui prima?
I colleghi ci compativano, pensa, rabbrividivano per noi quando lo sentivano urlare insulti e improperi con voce stentorea…ignari che in realtà quello si stesse rivolgendo al computer, o alla stampante che tentava di “obbligarlo” a rifornirlo di carta (“NON MI FACCIO DARE ORDINI DA UNA MACCHINA!”) e mai –dico mai- a noi due, nemmeno nelle occasioni in cui ce lo saremmo meritato.

Ora mi sovviene un episodio, non so cosa c’entri, ma lo voglio ricordare.
E’ stato almeno quattro anni fa, perché eravamo ancora nella vecchia sede. Insieme con Sandro, commentavamo i cartelli appena affissi riguardanti il comportamento da tenersi in caso di emergenza, regole che intimavano di evacuare l’edificio con calma, senza correre né strillare.
Dicevano proprio così, “strillare”.
Quindi voi due scherzavate, esercitandovi a produrre acuti urletti da donnicciola, finché Sandro non ti ha ricordato che voi, sì, proprio voi, eravate indicati come responsabili per il coordinamento dell’emergenza. In altre parole, nel caso avreste dovuto aspettare, fare il giro di tutte le stanze, controllare non fosse rimasto dentro nessuno, chiudere le porte e cose così, prima di potervi mettere in salvo.

Questo vi ha fatto riflettere.
Non eri convinto.
Eravate mica vigili del fuoco o poliziotti, dicesti, votati a rischiare la pelle per proteggere e salvare gli altri? Non ci pensavi nemmeno. In caso di incendio, la tua priorità sarebbe stata quella di uscirne vivo, e solo in seconda battuta avresti pensato di aiutare le persone, se possibile farlo senza rischi.
In nessuna circostanza, giammai, saresti rimasto a difendere le cose.
Io prendo il casco e la giacca e me ne vado, dichiarasti, granitico.
Comprendevamo il tuo punto di vista e non intendevamo biasimarti. Però, c’era anche da considerare, provò a suggerire Sandro…
Tu lo interrompesti.
Il casco e la giacca. Le uniche cose mie qui dentro, le uniche che cercherò di prendere, ribadisti.
Certamente, ma…
Il casco e la giacca e sono a posto.
Non includesti lo zaino perché, se non ricordo male, in quel periodo portavi il marsupio sempre con te. Forse oggi cambieresti un poco la tua dichiarazione.
Erano parole intense, meditate, significative. Non so quante volte la scomparsa inaspettata dei tuoi oggetti personali ci ha gettati nel panico, a domandarci quanto tempo potesse rimanerci prima di restare intrappolati nell’inferno di cristallo.

Sembravi sapere bene quello che era meglio per te.
Quando hai cambiato idea, Alf? Perché ci tieni a ricoprire in apparenza il ruolo del codardo, o del leccapiedi, o dell’assistente scemo del cattivone dei cartoni animati, quello che viene sempre preso a calci nel sedere?
E se pensi che questi siano in fondo solo affari tuoi, e che se ti diverti con questo rapporto sadomaso nessuno deve metterci il naso, be’, ti sbagli: aizzato dalla tua arrendevolezza, il nostro minicapo si sente in diritto di tentare di tiranneggiare chiunque abbia intorno, e di pretendere l’impossibile.
E’ colpa tua.

E io non ne posso più.
Guarda che chiamo Sandro, che è grande e grosso, e tanto non siete amici.

Non credere che non ti capisca. Perciò ti do un consiglio: se proprio non ce la fai a farti rispettare, fingi che ci sia l’incendio. Immagina un’emergenza e ritrova quella forza d’animo dentro di te: prendi il casco, la giacca, lo zaino, il poncho e le mutadine a fiori e scappa finché sei in tempo!


Questi oggetti sono stati ritrovati miracolosamente intatti durante gli scavi nel sito anticamente denominato Sampierdarena-Fiumara, che com’è noto venne devastato dalla caduta di un satellite nella prima metà del XXI secolo.
L’ottimo stato di conservazione in un sito totalmente distrutto, nonché la posizione del corpo ritrovato accanto ad essi – che suggerisce che la vittima si sia attardata a raccoglierli anziché mettersi in salvo – fanno oggi ipotizzare che si tratti di oggetti sacri di un qualche culto, dotati di misteriosi poteri ancora allo studio.

venerdì 10 luglio 2009

prrrr maumau prrr mauMAAUUUmau prrrrr...

La piccola Brigida (se non sapete chi è la presento qui) è entrata di prepotenza e con molto rumore nell’adolescenza, povera piccina, ci guarda sconsolata come a chiedere aiuto, come se noi potessimo risolvere i suoi problemi…

Con che cuore ora possiamo rivelarle che è cascata male, che questa è una famiglia di zitelle/divorziate/vedove/abbandonate da enne e passa generazioni?
Non c’è nulla da fare, povera Brigida, alle maledizioni generazionali non si scappa.

Del resto me li immagino, i felini virili che lei attende invano, impegnati insieme ai padroni nelle serate al maschile che chiunque preferirebbe, a guardare la partita, a fingere di giocare a bowling col wii, a palpeggiarsi l’un l’altro con vari pretesti, ma anche –per male che vada- a farsi reclutare dalle zie per cambiare l’acqua al pesce rosso, a lavare la macchina, a mettere a posto le maglie da stirare, il tutto coi tappi nelle orecchie per non essere disturbati dai richiami di quelle rompi delle femmine.
Salvo poi lamentarsi della solitudine, si capisce.

Ah, ma anch’io sto per inaugurare una fase nuova dell’esistenza: finalmente ho trovato casa, riesco ad andare a vivere da sola prima dei quaranta, alè!
Ora potrò fare come tutti quei single di cui sempre sentivo parlare: lasciare tutto in disordine, buttare i vestiti per terra, mangiare cibo scaduto, guardare la tv nuda (non so perché Sandro suggerisca questo) senza doverne rendere conto ad anima viva. Forte, eh?