Viviamo completamente circondati da eventi e persone improbabili che sfidano qualunque regola di buon senso...il genere di cose che in un romanzo verrebbero subito cassate come assurdità ed esagerazioni, per intenderci.
Un mio collega, in ferie in campeggio con fidanzata e una comitiva di amici, scende in macchina in paese a prendere quelle 7-8 pizze per la cena, in un locale in cui già lo conoscevano. Quando le pizze sono pronte, lui nota che gliele stanno scodellando nei piatti...
“Fermi!” avvisa lui, “Le porto via!”
Qualcuno pensava che lui se le mangiasse tutte da solo?
No, la realtà è ancora peggiore.
“Eh, ma abbiamo finito i cartoni.”
E quindi?!
“Le diamo i piatti, poi ce li riporta.”
Qualcuno ha voglia di immaginarsi la scena, 7 piatti pieni di pizze tutte molle, belle calde, sui sedili della macchina, lungo una strada non priva di curve?
Il mio amico non ha voluto e, seppure a malincuore, ha dovuto lasciare lì la cena.
La prossima volta mi diranno di piegarle e mettermele in tasca, mugugna.
Seguiamo una campagna di caratterizzazione di sedimenti del porto, che viene realizzata in due riprese.
Quando arriva la seconda tranche, ci incuriosisce il fatto che vengano richiesti parametri di analisi in gran parte diversi da quelli del primo gruppo: non fa parte tutto della stessa campagna? Come possono poi confrontare i dati?
Il mio capo di allora (oggi in pensione) sente puzza di bruciato, ma ci intima: “Guai a voi se fiatate!”
E’ curioso di vedere cosa succede e lo sono anch’io. Obbedisco.
Qualche mese dopo scoppia la bomba: ovviamente i cervelloni dei piani superiori si sono sbagliati, hanno copiato degli altri numeri, ma possibile che noi non ce ne siamo accorti? E non si possono proprio recuperare magicamente i dati di analisi che non sono state fatte?
Peccato che nel frattempo il capo se ne sia andato e abbia lasciato noi in prima linea a difendere il nostro operato!
Nella “normalità” ci sarebbe una persona che organizza e cinque che eseguono. Quando avviene il contrario...si sa che troppi cuochi rovinano l’arrosto.
Vabbè, questa non fa ridere come la prima.
Una mia collega ha subito un’operazione al cervello, per togliere una ciste che le cresceva dietro a un occhio. La convalescenza è stata lunga, come si può immaginare; la poverina ha avuto disturbi alla vista, capogiri, problemi motori e soprattutto paura nel riabituarsi a uscire di casa, a camminare in strada. Sarebbe stato importante poter fare questo percorso di riabilitazione in modo graduale, andando a passeggio nelle ore pomeridiane in cui i familiari potevano accompagnarla e/o prendersi cura dei bambini. Ma ovviamente –dal momento che non si trattava di una “ufficiale” terapia prescrittale dai neurologi- non le era consentito.
Per potersi curare non le è rimasto che usare la carta magica, quella che ti consente di fare tutti i comodi tuoi senza che i diritti acquisiti vengano minimamente scalfiti, né stipendio, né incentivi, né anzianità, alla faccia di chi sta male davvero e viene punito come un delinquente: permesso di maternità!
Un caso limite, ma tant’è.
No, questa non fa ridere per niente.
Un mio collega, in ferie in campeggio con fidanzata e una comitiva di amici, scende in macchina in paese a prendere quelle 7-8 pizze per la cena, in un locale in cui già lo conoscevano. Quando le pizze sono pronte, lui nota che gliele stanno scodellando nei piatti...
“Fermi!” avvisa lui, “Le porto via!”
Qualcuno pensava che lui se le mangiasse tutte da solo?
No, la realtà è ancora peggiore.
“Eh, ma abbiamo finito i cartoni.”
E quindi?!
“Le diamo i piatti, poi ce li riporta.”
Qualcuno ha voglia di immaginarsi la scena, 7 piatti pieni di pizze tutte molle, belle calde, sui sedili della macchina, lungo una strada non priva di curve?
Il mio amico non ha voluto e, seppure a malincuore, ha dovuto lasciare lì la cena.
La prossima volta mi diranno di piegarle e mettermele in tasca, mugugna.
Seguiamo una campagna di caratterizzazione di sedimenti del porto, che viene realizzata in due riprese.
Quando arriva la seconda tranche, ci incuriosisce il fatto che vengano richiesti parametri di analisi in gran parte diversi da quelli del primo gruppo: non fa parte tutto della stessa campagna? Come possono poi confrontare i dati?
Il mio capo di allora (oggi in pensione) sente puzza di bruciato, ma ci intima: “Guai a voi se fiatate!”
E’ curioso di vedere cosa succede e lo sono anch’io. Obbedisco.
Qualche mese dopo scoppia la bomba: ovviamente i cervelloni dei piani superiori si sono sbagliati, hanno copiato degli altri numeri, ma possibile che noi non ce ne siamo accorti? E non si possono proprio recuperare magicamente i dati di analisi che non sono state fatte?
Peccato che nel frattempo il capo se ne sia andato e abbia lasciato noi in prima linea a difendere il nostro operato!
Nella “normalità” ci sarebbe una persona che organizza e cinque che eseguono. Quando avviene il contrario...si sa che troppi cuochi rovinano l’arrosto.
Vabbè, questa non fa ridere come la prima.
Una mia collega ha subito un’operazione al cervello, per togliere una ciste che le cresceva dietro a un occhio. La convalescenza è stata lunga, come si può immaginare; la poverina ha avuto disturbi alla vista, capogiri, problemi motori e soprattutto paura nel riabituarsi a uscire di casa, a camminare in strada. Sarebbe stato importante poter fare questo percorso di riabilitazione in modo graduale, andando a passeggio nelle ore pomeridiane in cui i familiari potevano accompagnarla e/o prendersi cura dei bambini. Ma ovviamente –dal momento che non si trattava di una “ufficiale” terapia prescrittale dai neurologi- non le era consentito.
Per potersi curare non le è rimasto che usare la carta magica, quella che ti consente di fare tutti i comodi tuoi senza che i diritti acquisiti vengano minimamente scalfiti, né stipendio, né incentivi, né anzianità, alla faccia di chi sta male davvero e viene punito come un delinquente: permesso di maternità!
Un caso limite, ma tant’è.
No, questa non fa ridere per niente.
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