No, niente paura, non è quello che voglio infliggere qui, ma quello che a quanto pare è stato selezionato per un’antologia. Un mio racconto, per la precisione. Non ci credo ancora, non l’ho nemmeno detto alla mamma. Avevo persino letto male la mail, credevo di essere solo arrivata tra i finalisti (cosa che già mi faceva contenta), e solo dopo, quando mi si chiedevano liberatorie e dati vari (in un allegato intitolato “liberatoria vincitori”) sono tornata indietro a rileggere.
Perché partecipare a una gara, se non ci si crede? Ma io sono così. Adesso sono troppo emozionata, mi gira la testa, mi viene mal di pancia…
Questo lavoro è stato un parto travagliatissimo. Nasce da un incubo che alcuni anni fa mi fece realmente stare male per diversi giorni.
In questo sogno mia madre scompariva all’improvviso in maniera soprannaturale, io (che poi non ero davvero io) andavo avanti da sola per anni e anni finché alla fine non si scopriva che…
No, mica spoilero.
Ma quel finale è stato la mia spina nel fianco per tutto questo tempo. Avevo scritto tutto il resto in pochi giorni e non riuscivo a terminarlo. Sapevo come doveva finire, con questa chiusa terribile che era proprio quella del sogno, ma non trovavo le parole adatte. Era troppo triste, ed è difficile –per non dire impossibile- conservare la lucidità mentale necessaria per limare le frasi mentre si è impegnati a soffiarsi il naso e asciugarsi gli occhi. Non si vede nemmeno bene lo schermo.
Mi fa ancora un certo effetto, evidentemente tocca qualcosa di irrisolto nel mio profondo (come spesso fanno i sogni), non posso rileggerlo se sono in fase premestruale o simili. Ma alla fine ho deciso che andava finito e mandato via, e per costringermi mi sono assunta l’impegno di inviarlo a questo concorso, tanto per avere una scadenza.
Insomma, era un modo per sbarazzarmene.
Invece è piaciuto, ma guarda, e sarà la mia prima pubblicazione. Modesta, certamente, con una piiiccola casa editrice, non vedrò un soldo ma almeno non ho pagato io. Lo leggeranno in quattro gatti, va bene, lo so cosa dicono delle antologie di sconosciuti, ma pubblicare sul proprio blog è davvero molto meglio? Senza contare che chiunque può pubblicare qualsiasi roba sulle sue pagine, mentre passare una selezione è qualcosa di più.
O almeno questa dovrebbe essere l’idea.
Ma pensa, più di cento partecipanti e…
E non dico che concorso è, qui non c’è il mio vero nome quindi se va tutto a monte –o il racconto non piace- non lo sa nessuno e non faccio neanche brutta figura!
Adesso mi sono caricata, ho finito un altro racconto dal titolo Desideri volanti (che prima si chiamava Betty!), anche quello surreale e inquietante, anche quello con un finale che si presta a una doppia interpretazione, e sto meditando di tampinare qualcun altro con questo…uhm…vedremo.
PS: Sì, ok, avevo litigato con mia madre prima di andare a dormire e quella è stata la mia vendetta.
Questo però non glielo dirò mica, nel farglielo leggere.
Perché partecipare a una gara, se non ci si crede? Ma io sono così. Adesso sono troppo emozionata, mi gira la testa, mi viene mal di pancia…
Questo lavoro è stato un parto travagliatissimo. Nasce da un incubo che alcuni anni fa mi fece realmente stare male per diversi giorni.
In questo sogno mia madre scompariva all’improvviso in maniera soprannaturale, io (che poi non ero davvero io) andavo avanti da sola per anni e anni finché alla fine non si scopriva che…
No, mica spoilero.
Ma quel finale è stato la mia spina nel fianco per tutto questo tempo. Avevo scritto tutto il resto in pochi giorni e non riuscivo a terminarlo. Sapevo come doveva finire, con questa chiusa terribile che era proprio quella del sogno, ma non trovavo le parole adatte. Era troppo triste, ed è difficile –per non dire impossibile- conservare la lucidità mentale necessaria per limare le frasi mentre si è impegnati a soffiarsi il naso e asciugarsi gli occhi. Non si vede nemmeno bene lo schermo.
Mi fa ancora un certo effetto, evidentemente tocca qualcosa di irrisolto nel mio profondo (come spesso fanno i sogni), non posso rileggerlo se sono in fase premestruale o simili. Ma alla fine ho deciso che andava finito e mandato via, e per costringermi mi sono assunta l’impegno di inviarlo a questo concorso, tanto per avere una scadenza.
Insomma, era un modo per sbarazzarmene.
Invece è piaciuto, ma guarda, e sarà la mia prima pubblicazione. Modesta, certamente, con una piiiccola casa editrice, non vedrò un soldo ma almeno non ho pagato io. Lo leggeranno in quattro gatti, va bene, lo so cosa dicono delle antologie di sconosciuti, ma pubblicare sul proprio blog è davvero molto meglio? Senza contare che chiunque può pubblicare qualsiasi roba sulle sue pagine, mentre passare una selezione è qualcosa di più.
O almeno questa dovrebbe essere l’idea.
Ma pensa, più di cento partecipanti e…
E non dico che concorso è, qui non c’è il mio vero nome quindi se va tutto a monte –o il racconto non piace- non lo sa nessuno e non faccio neanche brutta figura!
Adesso mi sono caricata, ho finito un altro racconto dal titolo Desideri volanti (che prima si chiamava Betty!), anche quello surreale e inquietante, anche quello con un finale che si presta a una doppia interpretazione, e sto meditando di tampinare qualcun altro con questo…uhm…vedremo.
PS: Sì, ok, avevo litigato con mia madre prima di andare a dormire e quella è stata la mia vendetta.
Questo però non glielo dirò mica, nel farglielo leggere.
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