Oggi le Ferrovie dello Stato hanno raggiunto un picco di demenzialità mai visto.
O, ad essere onesti, forse è solo colpa della stazione della mia città, funestata da lavori in corso da giusto quei due anni e mezzo circa, durante i quali le più assurde deviazioni sono state imposte al traffico pedonale dei viaggiatori in ingresso e in uscita, prima fra tutte la demolizione delle scale con alternativa arrampicata in mezzo all’aiuola con pendenza di 45 gradi.
Uscendo di casa addocchio la locandina coi titoli di giornale: CHIUSI I BINARI DEI PENDOLARI.
Andiamo bene, penso, già arrivo a rotta di collo –grazie alle perfette e studiate coincidenze tra orari di arrivo bus nel piazzale e partenza treni sui binari- se ora mi hanno cambiato il binario e hanno scelto uno di quelli lontani in fondo mi scordo di prendere il diretto, devo già da ora mettere in conto di perdere mezz’ora di lavoro…
Trovo infatti uno spettacolo desolante: nastri a strisce rosse e bianche, transenne di plastica gialla chiudono le scale che conducono al solito marciapiede, che risulta inagibile per ignoti motivi.
Ma…dov’è il treno?
E’ sempre lì, solo soletto. Nessuno lo ha avvisato. Fischia, vorrebbe partire, è indeciso…
Come si fa a salirci?
In mancanza –per adesso- di tecnologie sicure per il teletrasporto, non resta che strappare le stupide strisce, calciare quel giallume insensato che ci occlude l’accesso all’agognata meta e, in generale, dar prova di grande inciviltà.
Che purtroppo sembra essere diventata l’unica strategia valida di sopravvivenza urbana.
O, ad essere onesti, forse è solo colpa della stazione della mia città, funestata da lavori in corso da giusto quei due anni e mezzo circa, durante i quali le più assurde deviazioni sono state imposte al traffico pedonale dei viaggiatori in ingresso e in uscita, prima fra tutte la demolizione delle scale con alternativa arrampicata in mezzo all’aiuola con pendenza di 45 gradi.
Uscendo di casa addocchio la locandina coi titoli di giornale: CHIUSI I BINARI DEI PENDOLARI.
Andiamo bene, penso, già arrivo a rotta di collo –grazie alle perfette e studiate coincidenze tra orari di arrivo bus nel piazzale e partenza treni sui binari- se ora mi hanno cambiato il binario e hanno scelto uno di quelli lontani in fondo mi scordo di prendere il diretto, devo già da ora mettere in conto di perdere mezz’ora di lavoro…
Trovo infatti uno spettacolo desolante: nastri a strisce rosse e bianche, transenne di plastica gialla chiudono le scale che conducono al solito marciapiede, che risulta inagibile per ignoti motivi.
Ma…dov’è il treno?
E’ sempre lì, solo soletto. Nessuno lo ha avvisato. Fischia, vorrebbe partire, è indeciso…
Come si fa a salirci?
In mancanza –per adesso- di tecnologie sicure per il teletrasporto, non resta che strappare le stupide strisce, calciare quel giallume insensato che ci occlude l’accesso all’agognata meta e, in generale, dar prova di grande inciviltà.
Che purtroppo sembra essere diventata l’unica strategia valida di sopravvivenza urbana.
2 commenti:
Già, è sempre un terno al lotto... arrivi alla stazione e non sai quale sarà il tuo destino :(
Il bello è che ogni tanto chiudono sezioni della stazione per motivi del tutto indecifrabili; in un angolino qualcuno sta stuccando qualcosa, allora conviene chiudere dalla biglietteria in giù. Si sa mai.
La vedremo mai finita, codesta stazione?
In realtà, quando era stata costruita negli anni '70, era rimasta poi quasi un decennio vuota e inutilizzata...così al momento di inaugurarla era di nuovo tutta da riparare.
Insomma, è nata già male. Non c'è speranza.
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