mercoledì 3 settembre 2008

Detto, fatto!

Come si parla con gli squilibrati? Con cautela, è ovvio. E’ tutto un "Ehi, come te la passi? Ah, sì? Oooh, che interessante! Ma davvero? Braaavo! Ma guarda, complimenti! Eh, sì, hai proprio ragione tu!" e via discorrendo.

Mai e poi MAI bisogna dar suggerimenti, pronunciare parole che possano suonare come un invito a fare qualcosa, men che meno ci si può permettere di scherzare, perché lo squilibrato –anche quello che non ti ha mai dato retta prima d’ora- stavolta ti prenderà sul serio, e nel modo più contorto e pernicioso possibile.

Così, può capitare, tanto per dire, che in un gruppo musicale che sta tentando di preparare una serie di (noiosissimi) pezzi per una registrazione e si trovi a corto di idee per renderli un po’ diversi l’uno dall’altro, uno spiritosone, spronato dal testo del brano che dice rumpite libros, se ne esca con la battuta dell’anno: "Ma lei [indicando una ragazza innocente] potrebbe strappare della carta in sottofondo!". Una scempiaggine pensata per suscitare il riso, ma gli squilibrati non rideranno, anzi diranno: "Che ideona! Sei un genio!" e la povera ragazza si troverà davvero costretta a suonare il giornale, strappando pagine a tempo…

Nello stesso modo io ho incautamente buttato là un gioco di parole in uno dei miei ultimi post, invitando un amico a comporre un raccontino hard con protagonisti pezzi di pc.

L’ha fatto sul serio. Eccolo, solo leggermente censurato per non incappare in filtri.

Un’ammucchiata di materiale informatico

Il vecchio monitor, abbandonato in un angolo del magazzino polveroso, guardò con apprensione la notevole massa di componenti elettroniche che stavano scaricando, già ostile ai nuovi arrivati, che avrebbero turbato la sua pacifica lenta agonia.
Ma quando si trovò avvolto dai fili di decine di mouse che gli si posavano addosso, arrotolavano intorno, lo bloccavano in un’intimità schifosa, viscidi, frementi di libidine e mollicci, si sentì sopraffatto dalla vita, si trovò ad augurarsi quello che prima tanto aveva temuto: il corto circuito, prodotto dall’umidità o da un rilascio di acido, che in un lampo e uno sfrigolio gli avrebbero tolto definitivamente anche quel po’ di vita latente in cui vegetava da tanto tempo; non poteva sopportare oltre le sgradevoli attenzioni di quei pervertiti che si ammucchiavano su di lui, bianchi, grigi, neri … e perfino uno rosa!
"Magari un’esplosione!" si augurò, sognando una fine eclatante, visto che non poteva essere gloriosa.
Ma guardate quelle ba***e di tastiere buttate nell’angolo opposto, guardatele!, una sull’altra senza pudicizia alcuna, a solleticarsi i tasti l’un l’altra, mentre un suo simile – simile? non lo conosco e non ha niente a che vedere con me, piatto e spigoloso com’è…un’altra razza – un suo QUASI simile, appoggiato al colmo del mucchio di tastiere, ondeggiava impudicamente su una di loro sollecitandole la sbarra spaziatrice in un cunn***us abnorme, che si sarebbe concluso con il blocco della sbarra abbassata in un orgasmo infinito …
"Un’esplosione, un’esplosione …"
E quel mouse ottico rovesciato sul dorso, che mostra la fessura rossa ormai spenta, e guarda quelli più tradizionali con uno sguardo apparentemente sprezzante? Un caso classico, da manuale, di "invidia del filo" – che poi, persa la speranza di infilare lo spinotto in questa e quella porta, anteriore o posteriore che fosse, com’erano abituati (beh per essere onesti almeno porte dedicate, non come le prese USB che si infilano praticamente ovunque) insomma guardali ora, con quel filo che penzola lubrico e sconsolato…
"Un’esplosione, Signore, un’esplosione!"

Grazie, caro amico, complimenti, che interessante, braaavo!


L’autore.

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