Se mi domandassero: “che tipo di persone ammiri?” cosa potrei rispondere?
Cos’è in realtà l’ammirazione?
Dallo Zingarelli:
Ammirazione: Sentimento di grande stima, considerazione.
Chi mai può suscitare in me stima e considerazione?
Be’, indubbiamente chi si dimostra superiore a me in un campo di mio interesse, che eccelle in un’attività a cui io do valore. Un bravo scenziato, un grande scrittore, un musicista dotato.
E se invece di considerare abilità tecniche in campi specifici ci addentriamo invece nell’esaminare la persona, allora la risposta è scontata e –penso- comune un po’ a tutti: ammiro coloro che non perdono fiducia nell’umanità nonostante tutto, che compiono i piccoli miracoli quotidiani, che fanno del bene in silenzio senza neanche avere coscienza della straordinarietà del loro agire.
Non c’è dubbio, questa gente merita stima e considerazione, e magari riconoscenza.
Ma è tutto qui?
Io posso pensare: che bravo questo ricercatore che ha scoperto il vaccino…che eroe questo ragazzo orfano che alleva da solo la sorellina…che coraggio andare a curare i feriti in zona di guerra…
Ok, ma diciamo la verità, li ammiro da lontano. Sono ben lieta che esistano anche queste persone, che siano molte più di quanto non sembrino e forse molte più dei delinquenti che finiscono sul giornale, ma non è che mi sveglio la notte per il cruccio di non essere come loro.
Io davo alla parola ammirazione un significato un po’ diverso, più emotivo. Doloroso, appunto. E’ quando incontri qualcuno che ti fa venire da piangere perché non sei così, perché anche se provi e riprovi non ci riesci, ti mancano le sue doti spirituali e morali. Ma nello stesso tempo, pure in questo rammarico, sei contento che queste persone invece ci riescano, vederle –anche se tu sei escluso da questo stato di grazia- ti riconcilia comunque col mondo.
Molti anni fa, da adolescente piena di problemi, alla domanda avevo risposto: chi è spigliato, chi è sicuro di sé.
Ma mi sbagliavo, quella non era ammirazione, era invidia, pura e semplice.
Chi è zoppo non “ammira” quelli che riescono a correre e saltare senza sforzo, neanche un po’. Perché dovrebbe? Anzi, magari non gli stanno neanche troppo simpatici. Se non li vedesse sarebbe più contento.
L’ammirazione è rispetto e reverenza che vanno meritati.
Ecco: chi è capace di lavorare duro per tenere fede ai suoi propositi, chi lotta per mantenere le promesse anche se nessuno guarda, anche se le ha fatte solo a se stesso, crollasse il mondo. Questi sono i miei eroi.
E non sono affatto degli zucconi.
Sarà bello invece essere una banderuola incapace di concentrarsi come la sottoscritta, e avere sempre la sensazione di sprecare il proprio tempo?
Non mi resta che provare, su questo blog, una tecnica in stile di gruppo di auto-aiuto.
Visto che le promesse che mi faccio da sola valgono meno di zero, magari se mi impegno pubblicamente avrò un po’ più di pudore.
Questo è il senso della nuova colonna che è spuntata qui di fianco, quella degli obiettivi che vorrei prima o poi portare a termine. Comprende anche cose serie che non dipendono del tutto da me, ma per le altre…chiedo l’assistenza di chi mi legge. Se trascorrono i mesi e non vedete mai cambiamenti siete autorizzati, anzi siete pregati di insultarmi e dirmi che sono una pataccara indegna del minimo rispetto.
Forse così riuscirò a mettermi a scrivere anziché giocare a Zuma o gingillarmi con le mie famiglie simmiche.
Adesso però no perché c’è il compleanno di mia mamma, devo studiare per il concorso, abbiamo le prove di un concerto, piove, ho sonno aaahhh…
Cos’è in realtà l’ammirazione?
Dallo Zingarelli:
Ammirazione: Sentimento di grande stima, considerazione.
Chi mai può suscitare in me stima e considerazione?
Be’, indubbiamente chi si dimostra superiore a me in un campo di mio interesse, che eccelle in un’attività a cui io do valore. Un bravo scenziato, un grande scrittore, un musicista dotato.
E se invece di considerare abilità tecniche in campi specifici ci addentriamo invece nell’esaminare la persona, allora la risposta è scontata e –penso- comune un po’ a tutti: ammiro coloro che non perdono fiducia nell’umanità nonostante tutto, che compiono i piccoli miracoli quotidiani, che fanno del bene in silenzio senza neanche avere coscienza della straordinarietà del loro agire.
Non c’è dubbio, questa gente merita stima e considerazione, e magari riconoscenza.
Ma è tutto qui?
Io posso pensare: che bravo questo ricercatore che ha scoperto il vaccino…che eroe questo ragazzo orfano che alleva da solo la sorellina…che coraggio andare a curare i feriti in zona di guerra…
Ok, ma diciamo la verità, li ammiro da lontano. Sono ben lieta che esistano anche queste persone, che siano molte più di quanto non sembrino e forse molte più dei delinquenti che finiscono sul giornale, ma non è che mi sveglio la notte per il cruccio di non essere come loro.
Io davo alla parola ammirazione un significato un po’ diverso, più emotivo. Doloroso, appunto. E’ quando incontri qualcuno che ti fa venire da piangere perché non sei così, perché anche se provi e riprovi non ci riesci, ti mancano le sue doti spirituali e morali. Ma nello stesso tempo, pure in questo rammarico, sei contento che queste persone invece ci riescano, vederle –anche se tu sei escluso da questo stato di grazia- ti riconcilia comunque col mondo.
Molti anni fa, da adolescente piena di problemi, alla domanda avevo risposto: chi è spigliato, chi è sicuro di sé.
Ma mi sbagliavo, quella non era ammirazione, era invidia, pura e semplice.
Chi è zoppo non “ammira” quelli che riescono a correre e saltare senza sforzo, neanche un po’. Perché dovrebbe? Anzi, magari non gli stanno neanche troppo simpatici. Se non li vedesse sarebbe più contento.
L’ammirazione è rispetto e reverenza che vanno meritati.
Ecco: chi è capace di lavorare duro per tenere fede ai suoi propositi, chi lotta per mantenere le promesse anche se nessuno guarda, anche se le ha fatte solo a se stesso, crollasse il mondo. Questi sono i miei eroi.
E non sono affatto degli zucconi.
Sarà bello invece essere una banderuola incapace di concentrarsi come la sottoscritta, e avere sempre la sensazione di sprecare il proprio tempo?
Non mi resta che provare, su questo blog, una tecnica in stile di gruppo di auto-aiuto.
Visto che le promesse che mi faccio da sola valgono meno di zero, magari se mi impegno pubblicamente avrò un po’ più di pudore.
Questo è il senso della nuova colonna che è spuntata qui di fianco, quella degli obiettivi che vorrei prima o poi portare a termine. Comprende anche cose serie che non dipendono del tutto da me, ma per le altre…chiedo l’assistenza di chi mi legge. Se trascorrono i mesi e non vedete mai cambiamenti siete autorizzati, anzi siete pregati di insultarmi e dirmi che sono una pataccara indegna del minimo rispetto.
Forse così riuscirò a mettermi a scrivere anziché giocare a Zuma o gingillarmi con le mie famiglie simmiche.
Adesso però no perché c’è il compleanno di mia mamma, devo studiare per il concorso, abbiamo le prove di un concerto, piove, ho sonno aaahhh…
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