domenica 6 settembre 2009

Concretezza

Ritengo di avere molto più talento per la scrittura che per il disegno.
Eppure, da quando mi è presa questa voglia di scarabocchiare e pasticciare coi colori mi sorprendo a imbrattare carta con più gusto di quanto talvolta non provi a comporre storie.
Come mai?

Ho paura sia un problema di concretezza.
Scrivere è una faccenda così terribilmente astratta, persino più della musica -che in fondo si esplicita per mezzo di vibrazioni e quindi è una faccenda molto fisica sebbene di primo acchito non lo sembri- ed è facile farsi prendere dallo sconforto.

Lavori, sgobbi sulle tue pagine, pensi fino a farti uscire il fumo dalle orecchie, correggi e riscrivi…e ti sembra sempre di non avere un bel niente in mano. Soprattutto nel caso di un romanzo, che è un lavorone che può impegnarti per anni.

Invece un disegno…qualche ora ed eccolo lì, bello finito, ed è una cosa vera che stringi tra le mani, bella o brutta che sia…ma conclusa.

Fa schifo, ma almeno è finito, chiuso, arrivederci.

Il che mi fa venire dubbi di altra natura.
Sono perfettamente in grado di vedere come le mie “opere d’arte” siano infantili e dilettantesche…e se anche la mia scrittura fosse così? Come faccio a saperlo?

E’ normale che rileggendo il racconto che ha vinto il concorso mi sembri (nella forma) più brutto di come lo ricordavo, che ci siano frasi che mi urtano e che cambierei subito?

Nessun commento: