domenica 29 giugno 2008

Brillante io? Ooohhh e adesso?



Mi è toccato questo...non so bene cosa devo farne...
L'avevo visto girare su altri blog che più o meno seguo, ma non avrei mai pensato arrivasse qui.
In effetti, se ciascuno deve premiare altri 7, tocca a tutti prima o poi.
Proprio a tutti, se siamo arrivati a me, approssimativa, ritrosa, sconosciuta e fuori da tutti i circuiti...(caspita, ma sembra proprio la mia vita reale!)
Va bene, vediamo che danni riesco a fare. Ecco il copia/incolla (non molto brillante, lo so):

Cosa significa Brillante Weblog?“Brillante Weblog” viene assegnato a siti e blog che risaltano per la loro brillantezza sia nei temi che nel design e il suo scopo è di promuoverli tutti nella blogosfera mondiale.

Regolamento:1. Al ricevimento del premio, bisogna scrivere un post mostrando il premio e citare il nome di chi ti ha premiato mostrando il link del suo blog2. Scegli un minimo di 7 blog (o di più) che credi siano brillanti nei loro temi o nel loro design. Esibisci il loro nome e il loro link e avvisali che hanno ottenuto il Premio "Brillante Weblog"3. (Facoltativo) Esibire la foto (il profilo) di chi ti ha premiato e di chi viene premiato nel tuo blog.

Chi mi ha nominato? Non poteva che essere il mio unico lettore assiduo:

Federico Russo "Taotor"

Chi nomino io? Questo è difficile, perché tutti i blog che seguo con regolarità sono già stati premiati! Proviamo con questi altri (saranno già stati premiati anche loro, chi lo sa):

Banalità: non capisco cosa sia esattamente, ma è interessante
Le Nebbie: il blog di Antonia Romagnoli (non ho ancora letto il suo libro però)
Fulvia Leopardi: le fanno pubblicità sui giornali, non ha bisogno della mia
Il Disinformatico: il blog antitruffa di Paolo Attivissimo
Fronte&Retro: il blog di Massimo Citi
Noantri: i gadget, i video, le scemate più assurde
e...
Insomma, non ce li ho 7 blog! Se va bene anche un sito, allora ovviamente:
Polygen

Comunque, Taotor, stavolta la foto della mia faccia te la risparmio, ma sappi che questo è peggio che chiedermi di fare gli abbellimenti!

giovedì 19 giugno 2008

Semplicità...sorella mia...

Mi stavo picchiando con un banale dettaglio del mio romanzo.

Che poi banali i dettagli non sono mai, anzi, rappresentano spesso proprio quei piccoli tocchi che fanno intravvedere il lavoro che c'è stato dietro, le note di colore che rendono viva una descrizione e fanno partecipare il lettore all'azione. O viceversa sono le pietre su cui inciampa l'asino, rivelando che non ci siamo documentati, non sappiamo un tubo di come funziona qualcosa ma nonostante questo abbiamo avuto la faccia tosta di volerci scrivere un libro, o magari la nostra era sì una buona idea ma non abbiamo riflettuto sulle conseguenze a lungo termine delle nostre innovazioni nel mondo in cui si svolge la storia.

A parer mio, è un'assurdità anche dare per scontato che la popolazione si comporterebbe in un certo modo perché è quello che faremmo noi (o meglio, la maggior parte di noi): se stiamo scrivendo di creature non umane, perché mai dovrebbero ragionare da umani?
Può essere benissimo che il popolo di semidei che semplicemente battendo le palpebre potrebbe comandare su tutto l’universo non lo faccia perché davvero a questi non frega niente, sono contenti così e preferiscono stare a giocare a carte. (Certo, questo cammino è rischioso: il lettore non può immedesimarsi in un personaggio totalmente alieno!)

Per certi autori, poi, il "realismo" consiste nel mostrare tutti personaggi completamente negativi, un mondo in cui tutti indistintamente sono disposti a vendere i figli e accoltellare la mamma per soldi o per potere...non so in che realtà vivano costoro, e non li invidio. Oltretutto, per quanti colpi di scena di inventi, una storia così diventa noiosa e perfettamente prevedibile dopo un paio di volumi. Seee, vediamo chi crepa oggi…

Ma sto andando fuori dal seminato.
Dicevo, ad esempio in una cosa che avevo iniziato a scrivere molto tempo fa, da ragazzina (e da cui è disceso il nucleo centrale della trama del romanzo di adesso), sono arrivata a metà della stesura prima di rendermi conto che avevo introdotto una popolazione di esseri volanti...ma questi (a parte quando la trama lo richiedeva) non volavano mai, salivano le scale e vivevano normalmente sulla terra come tutti.
Sono terribilmente distratta, l'ho mai detto?

Be', adesso ho rifatto tutto, aggiustando anche questo problema. Ora il mio dubbio non riguarda un errore così macroscopico, solo la scelta di una particolare terminologia usata da alcuni personaggi in un campo in cui a buon diritto potrei sbizzarrirmi senza che nessuno possa dire che "ho sbagliato"...ma lo stesso non mi sento a mio agio.
E' un fantasy: faccio già sopportare al lettore un mucchio di nomi e parole inventate per descrivere oggetti e creature che non esistono e che quindi non hanno un corrispettivo in italiano, è il caso di annoiarlo anche coniando parole astruse per esprimere invece un concetto normalissimo? Direi proprio di no.
Altrimenti tanto vale chiamare il tavolo "ripiano quadrigambato" o che so io.

Queste creature si riproducono in maniera particolare. Tuttavia, i genitori sono sempre due e mescolano il loro patrimonio genetico per dare vita a un nuovo individuo distinto.
Quindi "padre" e "madre" andranno benissimo.
Non insistete, non lo cambio più.

domenica 15 giugno 2008

Come fare concerti schifosi – Lezione 6

Ancora due tipi molto interessanti da buttare allo sbaraglio. Questi sono più che altro decorativi, ma almeno uno non dovrebbe mancare nel gruppo, per renderlo caratteristico.


La Mistica

Può essere anche un uomo, ma è più difficile.
Per la Mistica, la musica è un aspetto della vita indissolubilmente legato al karma, ai chakra, all'oroscopo cinese, alla reincarnazione, alla poesia cilena e forse anche alle parole crociate. E' più che sicura che gli alieni ci ascoltano e che continueranno a farlo, senza imparare mai a impiegare meglio il loro tempo.

Pur con questi presupposti, la Mistica è capace di perdere le staffe in maniera davvero spettacolare, e del tutto indipendente dall’effettiva gravità dell’inconveniente che si è presentato. Magari riesce a mantenersi calma durante uno spettacolo accidentato, e invece avere una crisi di nervi se qualcuno tossisce durante una prova. Probabilmente dipende dagli influssi astrali.

Da tener presente il fatto che la Mistica, proprio in virtù delle sue insicurezze, non si presenterà mai da sola, ma rappresenterà metà di un pacchetto indissolubile, l’altra parte del quale potrà essere costituita da un fratello/sorella, o dal marito, o –nei casi peggiori- dalla mamma. Questa seconda persona non sarà molto più affidabile della Mistica stessa, ma anzi, in certe occasioni contribuirà a destabilizzarne la psiche.

La Mistica è in realtà una persona dolcissima tormentata da veri problemi nella vita reale, ed è davvero difficile richiamarla all'ordine (e anche prenderla in giro in questo blog) senza sentirsi crudeli, tuttavia ella può fare enormi danni se lasciata a se stessa, poiché tutto intorno a lei tende a diventare ondivago e traballante come il suo equilibrio emotivo.
(Ah già, ma è proprio quello che volevamo...)


Lo Zombie

Lo Zombie è asessuato. Non fisicamente, è ovvio, ma se anche avesse il corpo e le fattezze di un figo pazzesco o di una supermodella nessuno se ne accorgerebbe, perché il suo fattore fascino è zero. Anche nella vita.

Esso/a se ne sta quasi sempre zitto in un angolino, magari impalato, con lo sguardo fisso nel vuoto. Gli altri tendono a dimenticarsi di lui nelle faccende che non riguardano direttamente l'esecuzione dei brani.
Contrariamente a quello che si può pensare, non fa uso di droghe né ha subito danni cerebrali. E' così di suo, dalla nascita, in ogni momento della giornata.

La specialità dello Zombie è la lettura a prima vista, in cui è imbattibile; se la cava egregiamente nel solfeggio e ha un ottimo senso ritmico. Se studia, è -insieme al Pignolo- quello che può fare la migliore figura tra i non professionisti. Globalmente, cioè, lo Zombie non danneggia il gruppo, al contrario.
Quindi, se lo scopo (non dimentichiamolo!) è invece quello di suonare male, occorre mandare lo Zombie in tilt, chiedendogli quello che non può fare, in modo da compromettere completamente la sua performance che altrimenti potrebbe essere troppo buona per i nostri piani autodistruttivi.

E' facile. Teniamo presente che lo Zombie si comporta così perché vive altrove, in un mondo tutto suo. E’ una persona fortemente emotiva da qualche parte in fondo. E' possibile che sia timido, oppure semplicemente svagato. Spesso sta pensando ad altro, a un film o a una storiella sentita da qualche parte (il che spiega perché talvolta sembri ridere da solo), magari sta progettando di scrivere un libro su tutte le corbellerie che la gente -che non bada a lui- dice continuamente in sua presenza.
In realtà quando vuole ascolta e ricorda benissimo ciò che avviene intorno, e quando meno te lo aspetti ti mette alla berlina su Internet.

Se ha un motto, non lo ha mai rivelato a nessuno.

Dunque: per mandarlo in crisi basta chiedergli di muoversi sul palco, parlare, entrare in scena da solo, improvvisare, far qualcosa che non sia suonare o addirittura mostrare un qualche spirito di iniziativa, in altre parole pretendere che si esponga come individuo senza nascondersi in mezzo agli altri. E' la cosa peggiore che potete fargli.


La tipica espressione di uno Zombie a cui è stato chiesto di improvvisare abbellimenti.
Ma perché gli fate questo? Non potete lasciarlo in pace? Eh? Che male vi ha fatto?


******

E con questo direi che abbiamo finito di insultare tutti i miei conoscenti…ehm, di esaminare il materiale che la realtà (sempre più allucinante di qualunque invenzione morbosa) ci offre per formare un insieme pazzesco!
Non che io pensi di aver esaurito tutte le possibilità. Ogni giorno nascono nuove forme di musicista dilettante, e una vita intera non basta a conoscerle tutte…perciò chiudo qui.

Continueremo nella prossima lezione illustrando il comportamento da tenere coi collaboratori occasionali del gruppo.

martedì 10 giugno 2008

Alla finestra

Vi verrebbe in mente, mentre siete in strada, e passate accanto a un severo palazzo le cui finestre a pianterreno, minacciosamente dotate di sbarre, offrono alla vista stanze semibuie piene zeppe di misteriosi congegni elettronici, rumorosi enormi macchinari, popolate da ancor più inquietanti personaggi che si aggirano qua e là con facce stravolte, vestiti di camici stracciati e sudici...(respiro)...vi verrebbe in mente, dicevo, di bussare nei vetri, affacciarvi all'interno e domandare sorridenti non se questo è il Centro di Igiene Mentale, non se stiamo girando un film dell'orrore, ma cose del tipo:

­"Scusate, dov'è l'Agenzia delle Entrate?"
"Vado bene per il centro commerciale, signorina?"
"Ragazzi, c'è un tabacchino in questa strada?"

No, a me non verrebbe in mente. Scapperei.
Ma le arzille vecchiette genovesi non hanno paura di niente!

Devo proporre al più presto di allargare un po' gli spazi tra le sbarre. O almeno rendere le stesse un po' più taglienti.
Per tirar dentro la signora di ieri mi sono quasi slogata una spalla.




Venite, non siate timidi…Vi aspettiamo…

giovedì 5 giugno 2008

Come fare concerti schifosi – Lezione 5

Continuiamo la carrellata. Non c’è mai fine all’orrore…

Il Bieco Figuro

Il Bieco Figuro è, appunto, uno che solo all'aspetto riesce a spaventare pubblico e collaboratori. Ha una faccia patibolare, indossa completi da narcotrafficante, occhiali scuri da menagramo, magari porta la barba incolta da terrorista e cose così.
Intendiamoci, in realtà non è nessuna di queste cose, ma anzi uno che si guadagna la pagnotta normalmente. Solo che è pazzo.

Sarebbe dotato di un talento medio-buono per la musica, possiede molte potenzialità e una gran voglia di fare. All'inizio il suo arrivo è un toccasana per il gruppo: lui si mette sotto a lavorare come un mulo, a proporre tante cose, e pazienza per le sue maniere assai ruvide e il linguaggio poco fine.

Ma...a un certo punto qualcuno non potrà fare a meno di notare che le sue dieci nuove orchestrazioni di un pezzo sono, per l'appunto, sempre lo stesso pezzo in cui ossessivamente il Bieco Figuro ha cambiato qui e là una nota, una pausa, un disegno ritmico. E -cosa ancor più inquietante- a queste rielaborazioni praticamente identiche tra loro si affiancano invece pesantissimi rifacimenti in cui altri pezzi sono modificati e deformati in maniera irriconoscibile. Senza alcun apparente criterio, quindi, il Bieco Figuro talvolta si limita a copiare all'infinito la stessa partitura, mentre altre volte stravolge completamente quello che ha davanti ottenendo pasticci senza senso.

Poi egli comincerà a leggere manuali e trattati, e qui inizia il delirio.
A seconda di cosa si mette a leggere, potremo osservare decorsi diversi della malattia, ma l'esito purtroppo è sempre lo stesso.

Poniamo che il nostro legga un manuale o un trattato (magari d'epoca) sulla costruzione e manutenzione degli strumenti. Con un processo mentale molto simile a quelli che conducono il Megalomane (v. Lezione 4) a fare tante brutte figure, il Bieco figuro si convince facilmente di sapere costruire uno strumento molto migliore di quelli che il gruppo già possiede. Anzi, quelli che il gruppo possiede sono sbagliati, o almeno non sono stati sottoposti a una corretta manutenzione, come quella che lui ritiene di saper fare ora che ha studiato.

Eccolo dunque a sperimentare sugli oggetti in suo possesso e, una volta terminato questo trattamento, ad aspettarsi che i compagni gli consegnino con entusiasmo i loro strumenti da "mettere a posto", perché dovrebbero pur capire che "così non si può andare avanti". Il Bieco Figuro domanda ciò con la dolcezza che gli è caratteristica, ed espone le sue cortesi richieste agitando in modo amichevole un trapano e un flessibile, o magari una sega circolare.

Il modo talvolta volgare in cui i compagni (retrogradi, ignoranti e incapaci di apprezzare la generosità del suo gesto) reagiscono non può che ferirlo profondamente, e questa è probabilmente la causa prima del suo inevitabile crollo psichico.
Fino a quel momento, infatti, il Bieco Figuro ha tenuto a bada i lati oscuri del suo carattere, ma gradatamente essi prenderanno il sopravvento, proprio come il turpiloquio e le maledizioni pian piano sostituiranno quasi del tutto la sua parlata normale.

Ed ecco che prende forma l'altra faccia del Bieco Figuro: il killer (non del tutto) silenzioso. Proprio come l'ipertensione, egli logora tutti, crea un'atmosfera sempre più ostile e tesa, finché arriva la rottura. Non deve sforzarsi per questo, perché egli non ha mai sentito parlare di diplomazia nei rapporti umani, spesso neanche di buona creanza. Quindi, il nostro riuscirà negli anni a portare all'esasperazione i compagni e a silurarli uno per uno.

Fino al giorno in cui, ormai del tutto fuori di sé poiché il legittimo proprietario del cornamuto da lui forato nella parte posteriore per attaccarvi un comodo gancio da tracolla ha avuto l'ardire di lamentarsi, e magari umiliato e addolorato da come la gente continui a prendersela per le mail piene di insulti che lui invia a destra e a manca, il Bieco Figuro non se ne andrà in maniera burrascosa, sbattendo la porta e minacciando querele, poiché ovviamente è lui il perseguitato.

Probabilmente non riuscirà più a suonare con nessuno. Ma che soddisfazione aver silurato tutto il mondo in un colpo solo! Ora il nostro avrà tempo di dedicarsi al suo progetto di dulciana telecomandata dotata di puntatore laser.

La frase che si dice appena sveglio? "Ma chi se ne fregaaa?!"


Il Fasullo

I Fasulli esistono in due distinte varietà: ci sono gli Innocenti e i Furbastri.
Hanno in comune l’essere del tutto inutili nel gruppo.

Il Fasullo Innocente è una persona innocua che si stava facendo gli affari suoi, ma viene acchiappata quasi con la forza da un amico/conoscente che la introduce nel gruppo spacciandola per qualcuno capace di far qualcosa, tipo suonare le percussioni. Ma per questo disgraziato "suonare le percussioni" significa rullare in maniera artistica e imprevedibile, scrollare campanelli e percuotere clavette seguendo i propri moti dell’animo, non certo in base al banale ritmo del pezzo.

In effetti lui non è nemmeno in grado di sentirlo, il pezzo. Non conosce la musica, non capisce quando si inizia, né quando si finisce, e in mezzo si distrae. A volte si addormenta. Gli si danno gli spartiti, sebbene non sappia leggerli, giusto perché veda il titolo del brano e qualche consiglio del tipo "conta fino a 3" "guarda Tizio che ti dà il via" "alla fine smettila" e viadicendo. Ma si dimentica cosa vogliono dire le scritte e fa quello che capita.

Se si suona in strada non è raro che il Fasullo Innocente si allontani alla chetichella, per fumare o per andare a comprarsi un vassoio di paste. Non è un gran danno.
E in fondo cosa vogliamo, lui non ha mai desiderato suonare con nessuno, se ne stava tranquillo a casa!

Invece il Fasullo Furbastro è più insidioso, perché è lui che si offre volontario, proponendo varie cose, lanciando idee e progetti e nel contempo mettendo bene in chiaro quanto lui sia inadeguato e per nulla desideroso di lavorare per realizzarli. Egli dà quindi fin dall'inizio messaggi apertamente contraddittori ai colleghi, confondendoli col linguaggio e col comportamento. E' evidente che questo Fasullo -a differenza dell'Innocente- ha consapevolezza di ciò che bisognerebbe fare, e magari è anche preparato nella teoria, ma, semplicemente, non ci pensa neanche a studiare.

Gli importa meno di zero della figura che fa, o di ciò che gli altri pensano di lui, e in questo dimostra grande forza d’animo. O faccia tosta, dipende.

Le prove si dovranno fare in casa sua, poiché non c’è verso di trascinarlo da nessuna altra parte, e si dovrà accettare il fatto che mentre si suona egli continuerà a guardare la partita in tv o almeno a sentirla con le cuffiette.

In realtà, l'unica ragione per cui il Fasullo Furbastro ci si mette è la speranza di andare a bere dopo le prove o magari conoscere donne disponibili, sogni ingenui costantemente infranti.

Intanto, per la data fissata per il concerto lui non ci sarà, avendo prenotato per andare a vedere l'eclissi totale in Perù o i leoni marini nell'America del Sud.

lunedì 2 giugno 2008

Morta...

Questo blog mi ammazza.

Davvero, è divertente pensare a cosa scriverci, sbizzarrirsi...ma addio al lavoro serio, alla programmazione e alla stesura del romanzo, alle riflessioni sui personaggi, alle tematiche...

Bella scusa, eh? Non facevo niente neanche prima. Dicono che quando si ha lo schema della scena bello chiaro in testa il più è già fatto, ma per me non è così. La fatica più grande è proprio scrivere, tirar fuori le parole l'una dopo l'altra. Non perché non mi piaccia farlo.

Chi non ne è affetto non sa cosa sia veramente la pigrizia.

Uno che scantona e perde tempo sul lavoro e poi in vacanza si alza all'alba, fa grandi viaggi in bici, va in barca o a scalare le montagne non è pigro, è lavativo, un concetto molto diverso.

La pigrizia agisce a 360 gradi, sempre e comunque. E' quella che ti fa morire di sonno in poltrona perché non hai voglia di alzarti e andare a letto.
Il pigro può vedersi offrire sul piatto d'argento la cosa che ha desiderato di più al mondo, e il suo primo pensiero sarà: "Ma devo proprio allungare la mano? Non è che se aspetto si avvicina da sola?"

E' una condanna terribile.

Naturalmente la si può (si deve) combattere, ma questo vuol dire solo che ogni cosa che farete vi costerà il doppio della fatica di quella che ci mettono le persone "normali". E non verrà mai apprezzata per via dei vostri precedenti. E' giusto questo?

C'è un lato positivo. Chi è pigro non diventerà mai fanatico od ossessionato per qualcosa/qualcuno. Anche nella fase di massimo entusiasmo esiste un limite oltre il quale scatta la voglia di andare via e fare qualcos'altro.

Ma un vero post sulla pigrizia avrebbe dovuto esser bianco. Ho sbagliato ancora.