giovedì 12 marzo 2009

Fuori programma (e fuori di testa)

Cosa si intende esattamente per “fuori programma”?
Qualcosa di non previsto, giusto?
Ma…in che senso?

Nel corso della mia attività artistica ne ho viste delle belle. Tuttavia si può semplificare. Gli “imprevisti” sono sostanzialmente di due tipi.

Tipo 1: in pubblico.

Ci si sta arrangiando come al solito. Ci hanno portato via il tavolo e le luci lasciano a desiderare, ma va bene. Per fortuna l’amplificazione è decente.
Cominciamo, ma pochi minuti dopo succede qualcosa. Ad esempio, uno scroscio di pioggia; metà del pubbli­co fugge per cercare riparo sotto al porticato. Noi resistiamo eroicamente, leggendo a malapena gli spartiti punteggiati di pioggia, possiamo farcela. Ma il palco è sdrucciolevole, i ballerini rischiano di farsi male. Si decide allora per una pausa, passato l’acquazzone, per asciugare un po’.
Ci suggeriscono di suonare qualcosa per riempire la pausa, ma subito qualcun altro dice invece che la scena è volutamente silenziosa. Poi giunge la maestra di danza a chiedere perché non stiamo suonando. Insomma, occorre un “fuori programma”.
Si fa così.
Qualcuno che ha autorità o si illude di averla, tipo Gaetano, propone qualcosa.
«Facciamo il pezzo A» dice.
Il pezzo A, essendo tutto ciò un “fuori programma”, appunto, non fa parte del repertorio preparato dell’occasione, oppure era previsto in un altro punto, quindi lo spartito va cercato nel quaderno. Passano alcuni minuti prima che tutti abbiano la musica giusta davanti e lo strumento necessario in mano. Però allora il presunto leader entra in una fase di pentimento per ciò che ha detto poco prima, e cambia opinione:
«Ma no, facciamo invece il pezzo B!»
Identici problemi per il pezzo B.
Quando siamo di nuovo pronti è qualcun altro, tipo Giorgio, a prendere la parola scuotendo la testa.
«Però il pezzo B non viene mica tanto bene. Ti ricordi che dovevamo ancora sistemarlo, decidere questo e cambiare quell’altro?»
Il capo non tanto capo ci pensa su.
«Hai ragione. Allora niente, facciamo A.»
Si torna ad A e ci sono gli stessi guai dell’inizio. In più, sicuramente almeno uno di noi, credendo che il pezzo A fosse definitivamente passato di moda, l’ha gettato via, o l’ha tolto dal quaderno, o lo ha nascosto in una busta insieme ad altro materiale di riserva; insomma, non lo trova più e dopo vane ricerche deve affrettarsi a leggere sul quaderno del vicino.
A questo punto ci vengono a dire che il tempo morto che avremmo dovuto coprire è finito.

Tipo 2: in privato.

«No, Aurelio! Possibile che tu non capisca? Ci stai mandando fuori. Guarda che non devi suonare contro di noi, ma con noi. Lo capisci? Noi non siamo né rivali su cui primeggiare, né il tuo sottofondo su cui tu puoi fare i tuoi voli pindarici...»
«Ma a me sembrava...»
«E sbagli! Tu hai l'idea che noi siamo il basso continuo e tu la voce di canto, che tu solo sei importante! Ma non é così!»
«Però...»
«Tu non sei la prima voce; sei solo la voce più acuta. Qui non facciamo musica barocca...Qui é fondamentale l'armonia piuttosto che la melodia. Lo dovresti sapere. Qui ci sono cinque voci assolutamente paritarie che devo­no intrecciarsi in modo organico e formare un'armonia...che non c'é se tu spari lassù in cima!»
«Ma io ho letto su quel libro che...»
«Non puoi aver letto una cosa simile. Noi dobbiamo essere come delle canne di uno stesso organo...dobbiamo suonare insieme e fonderci perfet­tamente senza che nes­suno prevalga sugli altri. Noi quattro ci stavamo riuscendo, prima che tu iniziassi a zufolare così forte!»
«Ah, quindi sarebbe colpa mia?»
«E mi permetto di ricordarti anche che gli abbellimenti che fai non sono sempre quelli ideali. Sono troppi, oltretutto»
«Bene. Poi basta?»
«Non ti sei accorto che gli ultimi erano totalmente fuori? Se vogliamo inserire degli abbellimenti bisogna che lo facciamo in modo sistematico, dobbiamo metterci a ta­volino e stabilire gli abbellimenti per ogni voce in modo che si incastrino a vicenda. Tutte le voci meriterebbero di essere abbellite, ma se ci mettiamo a fare questo non finiamo più, perciò fin dal­l'inizio abbiamo detto...forse non hai sentito...di lasciar perdere e di dedi­carci ad altre cose»
«Mi pare non ci fosse niente che non andava in questo ultimo sistema. Ho aggiunto delle normali diminuzioni, le solite...»
«AURELIO!!! Non discutere! Facevano schifo! Erano fuori tempo, rovina­vano gli ac­cordi, distruggevano tutti gli incastri delle dissonanze, non fa­cevano capire niente dell'armonia! E oltretutto per fare quegli schifi perdi il tempo e ti trovi sempre indietro di un quarto!!! Non so come ti permetti di rovinare l'arte del Maestro con le tue por­cherie!»
«AH, QUINDI SONO IO CHE TI HO ROVINATO QUESTA MERAVIGLIA? ALLORA GUARDA COSA NE FACCIO!!!»
(straaap...)

2 commenti:

Federico Russo "Taotor" ha detto...

Non vorrei essere nei panni di Aurelio! XD
Dalle mie parti non esistono gruppi che fanno musica barocca. È un peccato. In compenso, io la sento all radio (internet), qui. Basta aprire con Media Player. :)

Auletride ha detto...

Prendi le parti di Aurelio perchè non hai mai dovuto suonare con lui!