domenica 22 marzo 2009

Mea Culpa

Avendo sotto gli occhi varie liste –alcune spiritose, altre decisamente irritate- dei tipici cliché del fantasy da evitare perché ormai hanno stufato, posso sì gongolare per averne evitato la maggior parte, ma ahimè sono costretta a rendermi conto di averne comunque usati due dei più terribili e ritriti, che non posso più eliminare in quanto presupposti su cui si fonda tutta la prima metà della storia, e che rischiano di alienarmi le simpatie dei potenziali lettori sin dalla sinossi.

Il mio protagonista è orfano, e lo è proprio a causa dei nemici che andrà poi a combattere.

Il mio protagonista è l’erede al trono e non lo sa.


Ho pronte un sacco di scuse ottime giustificazioni, però! E posso elencare altri elementi di originalità che invece rendono la situazione meno prevedibile di quanto ci si potrebbe aspettare! Non scappate subito!

Ok, questo mio personaggio –chiamiamola Marilla e via- ha perso entrambi i genitori a causa dei nemici (che non è la stessa cosa di “uccisi dai nemici”, attenzione) e viene allevato da un’altra persona in un luogo isolato. Ma almeno questa persona non è un mago, non è un mentore, non è un vecchio saggio: solo un’ex-maestra (nemmeno anziana, per inciso) che si è ritirata in campagna per stare in pace, per motivi suoi. Non è perseguitata né in pericolo, non ha oscuri segreti né una doppia identità e neanche poteri soprannaturali. Insegna a Marilla solo cose normali. Una barba? Vedremo.

Anche sulla storia del trono si può glissare, credetemi. Non è un colpo di scena, lo sanno tutti tranne lei, e quando finalmente anche Marilla lo capisce non le servirà a niente. Perché nel frattempo succede…uno spoiler.


Aaaahh che paura, uno spoiler!

Marilla non diventa una guerriera in una settimana, né in un mese, né mai. Non posso garantire che non combatta neanche una volta, anche se questo sarebbe il mio desiderio, perché alla fine non è che proprio il romanzo mi obbedisca sempre. Ma diciamo che, se lo farà, sarà una zuffa accidentale. Non è una maga, non è una ladra, non è una prostituta, sacerdotessa, venditrice di caldarroste.
E cosa fa Marilla?
Gli affari propri, o almeno lo vorrebbe…
E, incidentalmente, non è neanche una donna.
Cosa avete capito?! Marilla è un ermafrodito, come tutti quelli della sua specie.

E sta anche zitta perché io non le concedo mai la parola. Non è muta, anzi. Ma non vediamo mai il suo diretto punto di vista, i narratori sono altri e ciascuno si è fatto di lei un’idea diversa.

Ora potrei anche parlare di questi narratori e magari postare qualche pezzettino per dare un’idea, ma se passa di qui uno di quei terribili ladri di romanzi di cui Internet pullula? Sono molto fiera di questo mio approccio originale alla narrazione, e se qualcuno mi copia lo schema? No, no e no!

Ladro di romanzi all’opera.

2 commenti:

Libertè ha detto...

Ciao...mi ha divertito questo post...e ti dico una cosa:è naturale che, essendo un fantasy, deve avere almeno qualche clichè, ma questo non importa. L'importante è come sviluppi questi punti.^^
Per quanto riguarda i ladri di romanzi, questo è un problema che potrebbe riguardare anche me(Poichè anch'io nel mio blog scrivo un fantasy).Però ho capito che, se non per via virtuale, il mio racconto non potrebbe mai essere letto da nessuno, perciò mi accontento.
Saluti^^

Auletride ha detto...

Sì, infatti, i cliché non sono il male, anzi se vengono ripresi da tutti è proprio perché piacciono...però alcune cose sono state ormai così sfruttate che fanno sbuffare di noia solo a sentirle, bisognerebbe lasciarle perdere almeno per un po' di tempo.

Non ho davvero paura dei ladri di romanzi, chi mai sarebbe così matto da rubare lo scritto di un perfetto sconosciuto? Tutt'al più potrebbero copiarti un'idea, ma, come dici anche tu, l'importante è il modo di svilupparla. Del resto, "rubiamo" tutti a man bassa spunti dalle storie che ci sono piaciute, no?

La verità è che non posto mai niente perché mi sento eternamente insoddisfatta dei miei lavori... :(