lunedì 16 febbraio 2009

Marsupiale

Che meraviglia sentire una nuova idea sbocciare!

Molti sono i germi di idee che brillano per un solo istante e poi non trovano nutrimento, non trovano appiglio, decadono e svaniscono in un battere di ciglia. Altri vivono per un poco di più, ma poi cedono il passo ad altri spunti, devono farsi da parte perché non c’è spazio per loro. Vengono inglobate oppure schiacciate. Talvolta la piccola idea accantonata, comunque, fa impercettibilmente deviare la strada di quella grande, e ciò che sembrava solo un trascurabile scarto alla partenza diventa un oceano intero di differenza all’arrivo.

Ma ecco, sei stato colto dall’idea interessante, quella che promette di svilupparsi in qualcosa di organico. L’idea va nutrita, coccolata, scaldata in seno, protetta contro tutto e tutti, perché è ancora una piccolissima cosa invero, un grumo di labili possibilità.
L’idea si nutre di te e nel contempo ti regala qualcosa, uno scambio continuo.

Mi sento un po’ una cangura.

E non c’è niente di peggio del vedere l’idea avvizzire, divenire stantia e perdere colore, e capire che è colpa tua, perché non hai saputo cogliere il momento in cui essa andava staccata dal tuo petto e svezzata, pena l’essere soffocata dal suo stesso isolamento.

Occhio però alle idee troppo affettuose.

lunedì 9 febbraio 2009

Quello dello sfondo

Una domenica mattina a colazione mia madre è d'umore ciarliero.

"Stanotte ho fatto un sogno proprio da matti. Sembrava una di quelle storie fantasy, dovresti magari provare a scriverla, eh?"
"Una storia fantasy? Racconta."

Per una volta che non ha avuto un incubo spaventoso non posso che incoraggiarla. Non so quante volte ho tardato ad addormentarmi perché spaventata dal resoconto di qualche suo brutto sogno.

"Ero un maschio, un ragazzo, lavoravo in una specie di ristorante. Ma...c'erano degli alieni!"
"Nel ristorante?"
"Invasori che ammazzavano tutti. Erano belli, sembravano un po' dei cavalieri e delle dame medievali, coi mantelli, vestiti lunghi, gioielli...Ed erano invulnerabili, li tagliavi e trafiggevi e non si facevano niente. Be', arrivavano questi e tutti scappavano, la mia famiglia sparita, io mi nascondevo in una stanza. Avevo paura, ma ero anche curioso, volevo vedere questi alieni terribili, e anziché scappare sbirciavo da un buco. Ma dovevo aver indossato un vestito che assomigliava alla loro uniforme, forse apposta per mimetizzarmi. Be', quando mi scoprivano non solo mi credevano uno di loro, ma usciva fuori che addirittura ero il sosia perfetto del fratello scemo della generalessa che stava comandando l'invasione! Questa mi guardava e non capiva se ero davvero suo fratello o no, nel dubbio mi ha preso con lei. Tra l’altro era una donna crudelissima…"
"Perché fratello scemo?"
"Lo era davvero, non sapeva parlare, mugolava solo, faceva dei versi, e meno male perché neanch'io sapevo la loro lingua. Però la capivo. Il problema era che a questo punto tutti mi stavano sempre attaccati, sia perché ero uno importante ma anche perché non mi perdessi, visto che secondo loro ero un ritardato. Quindi non sapevo come fare a scappare e tornare coi miei."
"Un bel dilemma."
"Anche perché gli altri ragazzi alieni giocavano a pugnalarsi per scherzo, tanto non si ferivano! E io cominciavo a vedermela brutta, e se accoltellano anche me? Io non ero invulnerabile! Ma quando eravamo tutti in una grande piazza, ecco che arriva qualcuno a salvarmi! E chi era? Eh? Chi mi arriva?"
"Cosa vuoi che ne sappia?!"
"Il tuo tizio nel computer!"

Rimango interdetta. Cosa sarà il tizio nel computer? Il personaggio di un gioco? Una foto presa da internet? Un sim? Boh!

"Quale tizio?"
"Quello che si vede lì, coi tubi in testa!"

So bene di essere lenta a comprendere in certe occasioni. Mia madre mi ha sempre battuta a questo gioco, come salta di palo in frasca lei nemmeno Tarzan.
La parola "tubi" mi evoca l'immagine di grosse tubature smaltate di metallo, di quelle che convogliano i fumi della stufa nella canna fumaria. Me li vedo crollare "in testa" a qualcuno, che rimane esanime a terra. Sono più che certa che nel computer non ci sia nulla del genere. Proprio non capisco e la mia espressione bovina lo indica chiaramente.

"Quello con la pila al posto di un occhio."

Ah, ora ci siamo. Lo sfondo. Mi piace che il desktop sia originale, personalizzato: le foto di paesaggi saranno anche belle, ma non dicono niente di me, delle mie preferenze. Sul lavoro, riempio tutti i pc che utilizzo (e sono parecchi) di sfondi gattosi. A casa, mi sbizzarrisco con cose più hard.
Cosa avete capito, intendo immagini...meno convenzionali, ecco, che non uso sul lavoro perché sarebbero fonte di domande e commenti imbarazzanti. Possono essere i ritratti balordi dei miei compagni di musica ripresi in momenti topici, screenshot di videogiochi, foto curiose dal mondo. Per un po' ho alternato vari (impressionanti, lo devo ammettere) primi piani di Gollum. Al momento, mi trovo in fase Star Trek.

"Che poi non so perché devi mettere queste schifezze invece di qualche bel ragazzo."
"La bellezza è irrilevante?"
"Ma che cappero dici? Sempre orrori, finisce che te li sogni."

Forse è vero, ho un po' il gusto dell'orrido. Ma lei per contro si dimostra piuttosto superficiale: sotto la "pila" e i "tubi", quello è un bel ragazzo.

"Mamma, sei tu che l'hai sognato. Be', cosa faceva?"
"Ma chi è? Che personaggio è?"
"Mah, è uno del film...Sai, i soliti alieni..."
"Che film? Ma è buono o cattivo?"

La domanda mi spiazza. Ma poi ho un flash. Noi due che guardiamo l’ultima puntata di Star Trek Voyager, dopo aver seguito più o meno (anche se a spizzichi, all’ora di cena) tutte le ultime serie…lei che alla fine si gira e domanda: “Ma quella lì tutta pelata chi era?”

Sospiro. Del resto, nemmeno io sono molto fisionomista.

"Dipende dai punti di vista...Dai, come finiva la storia?"
"Arrivava con due spade e ZUM ZAM ZIM tagliava tutti gli alieni a fette, non poteva ucciderli però li rallentava e allora io lo seguivo, gli dicevo portami via, voglio tornare dai miei genitori! Subito lui credeva fossi anch’io uno degli invasori, stava per uccidermi, ma per fortuna si accorgeva che sanguinavo e finalmente mi credeva! Mi prendeva per mano e mi sollevava, andavamo via come volando…Pensavo: che brutto che è, però se mi aiuta...E scappavamo..."

Non è il caso di farle sapere che il suo eroe non avrebbe potuto usare due spade: nella foto non si vede, ma ovviamente gli manca un braccio, sostituito da una protesi cibernetica. Se glielo dicessi mi guarderebbe ancor più disgustata...

Quando accendo il pc osservo a lungo il mio pupazzone multiaccessoriato, che mi fissa imbambolato a sua volta.
Non è giusto. Io ho cercato l'inquadratura giusta, io ho preso lo screenshot, ho manipolato l'immagine per ridimensionarla e schiarirla e ritagliarla e renderla del formato giusto per farne uno sfondo, ho spostato tutte le icone perché non gli stessero in faccia e poi lui se ne va a fare il ganzo con mia madre, che nemmeno lo apprezza.

Che delusione. Sarà pure un Borg, ma si comporta come un maschio qualunque.

Mascalzone. Ora ti sostituisco col coniglio più grande del mondo, così impari.

Eccolo.

giovedì 5 febbraio 2009

Non asfissiamo le storie!

Cosa direste se al ristorante vi portassero 4 maccheroni 4 con solo un cucchiaino di sugo, perché in fondo tanto basta per apprezzare il sapore?

La Quinta Sinfonia di Beethoven se la tira per un’ora, possibile che l’autore non potesse esporne i temi fondamentali in pochi minuti e chiuso?

E se Michelangelo avesse dipinto il Giudizio Universale su un pannello di 20x20 invece di imbrattare tutto il soffitto non avrebbe dimostrato di essere più bravo, col dono della sintesi?

Se è vero che ci sono tanti scrittori che (vuoi per guadagnare, vuoi perché innamorati del mondo da loro creato) allungano il brodo inutilmente dando vita a saghe interminabili che invece avrebbero solo tratto giovamento da qualche sforbiciata, è altrettanto vero che ogni storia ha la sua dimensione ideale, il suo respiro giusto, esattamente come un quadro, una scultura, una canzone o qualunque altra cosa venga in mente.

La sbrodolatura è irritante, ma anche vedere un libro mutilato come uno di quei vecchi Romanzi Condensati di Selezione è triste e sconfortante (e mi è capitato).
Meglio dare al lettore troppo che troppo poco, o no?

Che tagliare selvaggiamente sia sempre bene, che l’unica storia bella sia quella più corta lo dicono solo:

  • i piccoli editori che voglion risparmiare sulla carta
  • i “lettori da fast-food”, che buttano via il libro se le prime due righe dell’incipit non sono di loro gradimento (= non contengono sparatorie, stragi e simili), che si spazientiscono anche quando gli piace la storia perché vogliono finire in fretta e passare ad altro, ad altro, ad altro…

Non trasformiamo una necessità economica in una regola artistica!
E, soprattutto, la lettura è un piacere lento, se avete fretta andate al cinema!

domenica 25 gennaio 2009

Proposte indecenti

Sono stata rimproverata per il mio post sui concerti di Natale: l’amico di cui ho riportato la mail è preoccupatissimo, persuaso che discorsi come quelli potrebbero farci cacciare in perpetuo dall’amabile congrega dei musicisti, per nulla permalosi, si sa.

Bene, visto che ormai abbiamo rotto il ghiaccio, mi sento incitata a continuare a dire quello che penso.

Proprio dal suddetto concerto di Natale mi sono scaturite due riflessioni, che mi hanno condotto ad altrettante proposte provocatorie e scandalose per il futuro.

Emilio ed io ci siamo fatti un…ehm affaticati tanto a suonare i flautoni, basso e granbasso, perché giustamente non bisogna intersecare la voce, il flauto dolce suona un’ottava sopra quello che legge e quindi…poi ci sono problemi di intonazione e blablabla (se volete sentire tutto lo spiegone chiedete a Gae). Ok. Ma certo questi tuboni non danno soddisfazione, non si sente un bel niente nell’insieme, quando mi trovavo a suonare all’unisono con il trombone non mi sentivo nemmeno io.
E cosa capita? Che poi l’organista quando accompagna per dare corpo mette su i registri coi flautini che fanno piiipiii…cioè esattamente quello che potevamo fare noi! E questo non dà fastidio alla voce? Ma perché allora non scambiarci, noi suoniamo i flautini e lui sostiene i bassi?

Adesso viene la proposta più forte e più indecente, eh. Avviso tutti: il mio rapporto con la musica è un po’ pragmatico ma anche molto viscerale. Cioè, quel che conta è il risultato, e l’unico risultato che conta è l’emozione che dà.
Se siete dei puristi non leggete.

I nostri flauti sono stonati, va bene, lo ammettiamo, perlopiù calanti. Ma sono strumenti a intonazione fissa, purtroppo sbagliata. Bisognerebbe segarli per risolvere il problema, e comunque non andrebbero automaticamente a posto tutte le note.
Aggiustarsi va bene, ma ci sono limiti, non ha senso soffiare come mantici o appena appena, lo strumento richiede una certa ben precisa pressione di fiato, sennò il suono fa schifo!
Invece clavicembalo, chitarrone e –in una certa misura- dulciana hanno la possibilità di adattarsi molto meglio.

Lo dico?

Ecco, ragazzi…perché non scendete voi, giusto un pelo?
Ci fanno la multa se non siamo esattamente a 440?
Non è più importante essere intonati tutti tra noi che rispetto a chissà chi?

(Se Gae non mi toglie il saluto stavolta…)

Aggiornamento (30/1/09)

Commento dell’amico esperto:

Rispetto alla tua ultima performance, secondo me il difetto più grosso è che i tuoi lettori diranno: E chi se ne frega! Nel merito, è ovvio che in un buon gruppo, affiatato, con un direttore serio, si cercherebbe il compromesso migliore su tutto, volume, diapason ecc. Ma con gente come P. o G. (non faccio nomi perchè rischio di trovarmi sputtanato sul tuo blog, che dovrò chiedere alla Polizia Postale di chiudere) che raffazzona gente sul momento e si aspetta che risolvano loro i problemi - se fossero diplomati di conservatorio e magari professionisti capisco, ma non è così... Insomma, figlia mia, ci vuole pazienza e battersene il flautino.

Insomma, non ho detto eresie così grosse…

domenica 18 gennaio 2009

Inconcludente

I blog di tanti altri aspiranti scrittori sono pieni di post serissimi, intellettuali e profondi, oppure un po’ ermetici, di quell’ermetismo che ti fa dire “ma quanto è intelligente questo qui!” perché non hai il coraggio di dire “eehhh?!”
Oppure ancora recensioni importanti di caterve e caterve di libri/film…
E io invece…boh.
Mi sento sempre così inadeguata.

Prendiamo i racconti, che stanno eternamente nell’elenco dei progetti in corso qui di fianco.
Per la maggior parte, sono idee tratte da sogni (o meglio incubi), per cui mi si presentano in testa con già una forma definita, una trama, quasi tutto insomma. Niente a che vedere col lavoro bestiale che c’è dietro la composizione di un romanzo, dove hai solo qualche idea e devi costruire di sana pianta tutto il resto intorno, ed è un continuo provare e correggere, cambiare e buttare per aria, quando non passi settimane fermo per un banale intoppo.

I racconti dovrebbero andare lisci come l’olio, dovrei solo riportare la storia che già si è composta da sola nella mia mente mentre dormivo, aggiustarla un pochino per renderla più lineare e via.
Invece no, perché –per l’appunto- sono sogni, sono un canale diretto col mio essere più intimo, dentro c’è qualcosa di dannatamente doloroso e/o angosciante, dentro ci sono io, e mi fanno stare male.
Buttarli su carta è una terapia, ma equivale a incidere una ferita.

Così I guardiani del Sabato è così triste che quando ci penso, quando cerco di comporre mentalmente frasi sul treno devo smettere perché mi ritrovo coi lucciconi, quello chiamato per ora Betty! Betty! (titolo stupido, poi lo cambierò) mi fa francamente paura, e sono del tutto incapace di rileggere ad alta voce la parte finale de I passi che facciamo, che mi ammazza (non è nell’elenco perché teoricamente finito) e per il quale non ho ancora oggi trovato una chiusa decente.

E di dedicarmi agli altri, quelli un po’ meno intensi, non ho mai voglia. Penso che allora sarebbe meglio lavorare al romanzo, sarebbe meglio far questo e quell’altro e alla fine non concludo…un corpo cilindrico cavo, esatto.
Che sciagurata.

lunedì 12 gennaio 2009

Prima persona ignorante

Ogni tanto mi imbatto nell’affermazione che la prima persona sarebbe più facile da usare, e perciò preferita dai principianti.

Rispetto a cosa? Rispetto al narratore onniscente, o meglio, alla terza persona "relativa" che si usa oggi, quella in cui si segue per filo e per segno un solo personaggio per volta, entrando anche nella sua testa e mostrando la storia dal suo personale punto di vista, almeno per quella scena, quel capitolo.

Ma in pratica in molti libri non si fa altro che ripetere il giochetto per tutti i personaggi importanti, e allora il narratore di fatto torna a essere onniscente a parer mio, anche se al lettore dà poche informazioni per volta.

Forse ho una gran confusione in testa.

Resta il fatto che a me sembra questa la tecnica più facile. Cosa c’è di più semplice e immediato che spiattellare tutti i cavoli di ciascuno…vale a dire presentare Tizio, Caio e Sempronio, ognuno col suo passato e le sue motivazioni, nell’illustrare e svelare ogni pensiero, ogni sentimento?

La prima persona, al contrario, è fortemente limitata e limitante; sembra la scelta più spontanea, ma è complessa da portare avanti. E senza annoiare il lettore, perché non dimentichiamoci che l’effetto "sproloquio" (in fondo è un personaggio che parla, parla…) è sempre in agguato.

La prima persona è "facile" (relativamente) solo se prendo come punto di vista quello del protagonista…che magari mi somiglia molto come carattere…certo, come no! E’ un romanzo o una fanfiction?

Ma se invece scelgo come narratore un personaggio secondario?

Immaginiamo una situazione in cui il personaggio A è segretamente innamorato di B, ma per vari motivi non vuole assolutamente che B lo scopra, anzi cerca con tutte le sue forze di soffocare il sentimento anche dentro di sé, e per questo tratta l’altro con freddezza, se non con astio e ostilità.
Dal canto suo, B sembra una persona sicura di sé, forte, quasi cinica, ma in realtà nasconde una profonda solitudine che lo fa soffrire, e l’apparente odio di A, che egli crede autentico, lo ferisce intimamente. Da qui tutta una serie di litigi e cattiverie reciproche.

Con la terza persona relativa non avrei problemi a delinare alla perfezione il quadro della situazione, anche se mi limitassi a osservare gli eventi dalla parte di uno solo dei due protagonisti.

Ma invece no, lascio che a parlare sia il personaggio C, un altro, magari un po’ ingenuotto, che non può avere la più pallida idea di cosa passi per la testa degli altri due: non sospetta la passione proibita che arde in A, non si sogna neanche che B possa essere così fragile. Ecco che C mi racconterà solo quello che vede e sente, perché degli altri lui conosce solamente le parole, le azioni, e le interpreterà a modo suo.

Quanto è facile far arrivare al lettore la verità sulle motivazioni dei personaggi, di fatto scavalcando questa "prima persona ignorante"? Bisogna disseminare il tutto di indizi che l’ignaro C riporti senza capirli.

Ecco, è questo che sto cercando di fare. E non con un solo narratore, ma con cinque.

Se fossi sana di mente non farei la musicista, né il chimico, né l’aspirante scrittrice.

domenica 4 gennaio 2009

Difficoltà vegetali

Non sono solo gli abeti veri a passare un brutto periodo a dicembre.

Un alberello di plastica, di prima ancora che io nascessi (non lo chiamo ecologico perché chissà, una volta non si badava a certe cose, e può pure essere che sia fatto di materiali estremamente tossici e mutageni), è sempre stato il MIO albero di Natale. E’ piccolo e stortignaccolo, coi rami che ormai penzolano deformati, la punta a 60°…ma ci sono affezionata, non potrei neanche immaginare di addobbarne un altro.

Né ho mai rinunciato all’albero, e ai pacchetti messi sotto in attesa.

Eppure quest’anno abbiamo dovuto rassegnarci a decorazioni sottotono, con le palline anonime di plastica infrangibile, pupazzetti insignificanti, niente lucine né strisce argentate. L’albero più brutto della storia.

Anche così ha attirato troppo l’attenzione, povero abetino sintetico, ed è stato brutalmente aggredito, morso, sbatacchiato e un paio di volte è svenuto…

Come mai? Tutto a causa del nuovo mostro che ormai da diverse settimane imperversa in casa.
Ecco, guardate che essere spaventoso:

Brigida, una creatura terrificante, la cui ferocia trasuda dallo sguardo assassino.


E stavolta non abbiamo nemmeno la scusa di essere state ipnotizzate per strada da uno di questi demoni pelosi che ci ha convinte a portarcelo a casa, com’era accaduto nel 1993…no, stavolta io e mia madre (l’una più scema dell’altra), ce la siamo pure andate a prendere apposta, a casa del diavolo!

Ma chi è causa del suo mal…