sabato 31 maggio 2008

Il matrimonio di Yknex




Bello è trottare la mattina nei prati
ma se suona la campana ci si sbrana come un tappeto
che copre l'assemblaggio alternativo fatto apposta per la ragioniera.

Tutti vestiti a nuovo, ci incipriamo e Bodidi si sente come uno stecco
a causa dei pantaloni a forma di ago,
Frutta arriva con un piccolo corsaro e muggisce sul viale
apprestandosi a ridipingere il coro;
Giijp, un fiocco azzurro in testa, gesticola come un commediante
e io perdo una rosa mentre cammino.

Ycnex è bella come un leone in posa sulla passerella
con l'abito lungo verso il rubinetto salutando il suo quarto cugino,
Ggaine, esperto di aritmetica e amico intimo di Lorei;
così chi ha ammaestrato la scimmia cede il passo al proquestore.
Flam è al piano e a un suo cenno inizia la marcia trionfale,
in salsa rosa, e balliamo.

Giunti all'altare, i due si scambiano rotoli di tappezzeria
e lo sposo, dietro le lenti trifocali, è commosso e si inspessisce
al vedere la nube accavallare le boe.
Ma il programma non coincide, essendo prigionieri di una catena bronzea,
e Bodidi va a prendere il diacono col libro per la predica in differita
comprendente gesti poco significativi!

Frutta getta un amo da pesca intorno tirando a sé tutti i parenti
affamati come pochi indisposti
e il succo di limone non basterà per tutti:
i cucinieri si dividono, appena fuori, e tra di loro alcuni
vedono erbe rare sul cappello,
altri tirano matite anziché riso prendendo di mira anche i miei occhiali
e le auto fanno un lungo carosello con Ycnex al centro come un siluro
che getta spugne imbevute al cielo.

Al pranzo per fortuna breve incontriamo il padrone con la racchetta
che ci ricorda per quella volta dopo il seminario
che tutti si erano arrabbiati per il conto-pesce
per cui si tiene alla larga mandandoci solo arance e sedendosi
Frutta lo chiama due volte e poi estrae una tuba nuova
Bodidi strilla e Gria gli fa il verso coi limoni
tuffando i piedi nella grata sotto lo sguardo sbalordito di Daija
che si spera non beva troppo perché poi finisce per abbracciare Bodidi
costringendolo a togliersi il passamontagna;
ma Tcjega, il grande esperto di motori rotti, molleggia la sedia
e finisce per saltare oltre la brocca con le coppie di consuoceri
un po' frastornati che cinguettano
e io ridente sul nuovo dolce di fichi secchi ricordo la tenda sporca
che crollava sul teatro e tutti boccheggiano.

Ezausaç, impaziente di inneggiare al righello graduato, si alza
e getta le scatole in aria, verso i millantatori in esame
e l'archetto colpisce in faccia lo sposo che finisce sotto il tavolo;
questo naturalmente non disturba ma crea qualche pensiero
ai grilli che dovranno aspettare il mattino
e intanto ci dirigiamo verso casa con tutto il corteo etrusco
con la nonna in coda del tutto indignata per il gioco dell'infermiera
e il motorino ci lascia in panne così peccato che non potremo fare il telegiornale!

Torniamo indietro dimenticandoci la famiglia
ma Bodidi rallegrerà l'ambiente con le sanguisughe seccate
che mette sotto lo scaffale
e pazienza se poi l'abate lo scoprirà schiaffeggiandolo in pubblico
come un malfattore senza nemmeno la scusante del freno a mano
e ci ritiriamo presto a vita privata, oltre la settantina,
credendo di poterci poi professare avvocati.

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